lunedì 4 agosto 2025
martedì 22 luglio 2025
Ho 51 anni e da grande vorrei diventare me stessa.
Già, ma chi sono?
Boh, questo è quello che so di me:
Lo yoga mi salva la vita ogni giorno.
Pratico il piacere come forma di guarigione e come atto politico.
Mi innamoro facilmente.
Mi annoio velocemente.
Cambio idea continuamente.
Sono infinitamente curiosa e mai sazia di sapere.
Adoro leggere.
Adoro anche scrivere, ma sono pigra.
Soffro di ansia e di depressione e ogni tanto scoppio a piangere senza nessun motivo apparente.
Ho un problema di dipendenza dal tabacco.
Faccio fatica a vedere il mio viso e il mio corpo invecchiare.
Sono pessima nelle chiacchiere di circostanza.
Sono ottima compagna di silenzi e di cazzate.
Mi trovo spessissimo - a volte senza volerlo - in presenza di donne incinta, e non so perché ma la trovo una sensazione meravigliosa.
Penso che i neonati siano allo stadio evolutivo più elevato dell’essere umano.
A proposito di neonati, adoro tenerli in braccio.
Sono perdutamente innamorata di mia figlia, del mio compagno, delle mie amiche.
Ho saputo riconoscere le maestre e i maestri che la vita mi ha donato e li onoro con devozione.
Credo nel tantra, ovvero nella massima integrazione spirituale tra maschile e femminile.
Credo nel Karma e nella giustizia riparativa.
Sto imparando a perdonare me stessa.
Sto imparando ad assolvere me stessa per non aver commesso il fatto.
Soffro di insonnia.
Sono in balia dei sintomi della pre-menopausa, a volte con effetti esilaranti.
Pratico la gratitudine.
Amo lo yoga, perché mi salva la vita ogni giorno.
lunedì 16 giugno 2025
Che cosa ne faccio del mio privilegio?
Momento di autodenuncia. Ovvero breve storia di me stessa che cerco di decolonizzare me e il mio mondo dal patriarcato (SPOILER: ne devo mangiare ancora di pane duro).
Sono nata femmina, e sono diventata donna.
E da donna, per tantissimo tempo ho diligentemente ubbidito a tutto ciò che il patriarcato aveva sapientemente previsto per il mio genere.
Mi si zittiva, e stavo zitta, convita che quello che avrei voluto dire fosse stupido, irrilevante, noioso.
Mi si molestava e non protestavo, prendendo per buono che non fossero molestie ma complimenti.
Mi si diceva “le donne sono le peggiori nemiche delle donne” e ci sono cascata con tutte le scarpe, mettendomi spesso e del tutto inconsapevolmente in competizione con altre donne, soprattutto se si trattava di un uomo, tanto mi ero bevuta la favola che essere preferita ad un’altra donna potesse davvero essere la misura del mio valore se non addirittura del senso stesso della mia esistenza.
Mi si umiliava, discriminava, svalutava, sminuiva e io interiorizzavo di non aver nessun valore.
Mi si intimava di dover avere un aspetto gradevole, conforme, giovane, e io spendevo immani quantità di tempo, energia e soldi per cercare di essere bella, magra, giovane, ma con un sentimento strisciante di continua inadeguatezza.
In quanto donna subisco da sempre ogni giorno una silenziosa sfilza di discriminazioni, troppe delle quali normalizzate e perciò non percepite come tali, nemmeno da me stessa, ma sempre con quella strisciante e sgradevole sensazione di qualcosa che non quadra che le accompagna. Ovviamente condivido questa sorte con tutte le donne del mondo.
Ma oltre essere donna sono anche di pelle bianca, cisgender, eterosessuale, benestante, normodotata, con un corpo sufficientemente conforme. Ovvero, godo di moltissimi privilegi. E tutti questi privilegi li ho sempre dati per scontati, fin quando il femminismo non è entrato nella mia vita.
Da allora è iniziata una lunghissima, dolorosissima, difficilissima rassegna di tutto ciò che ho sempre negato di me stessa per conformarmi ad un ideale di donna irraggiungibile. E subito dopo è iniziato un duro lavoro di autocritica per stanare il maschilismo interiorizzato, il razzismo interiorizzato, l’omofobia interiorizzata, l’abilismo e il bodyshaming interiorizzato, e qualsiasi altra discriminazione normalizzata di cui ancora non mi accorgo.
E a interiorizzare sono stata bravissima, e so di essere in ottima compagnia.
E allora, come ci si decolonizza dal maschilismo per liberarsi da tutte le discriminazioni ingiuste subite? E ancora, come ci si rimette a posto con la coscienza quando si prende la bruciante consapevolezza che sì, anche io ho contribuito, e alla grandissima, ad alimentare e perpetuare discriminazioni e brutture di ogni genere?
Non c’è una ricetta, ognuno troverà la sua strada. L’unica cosa certa è che si può procedere sono un passo alla volta e da decolonizzare c’è davvero tantissimo e non è detto che basti questa vita e forse neppure la prossima per completare l’impresa.
Personalmente sto cercando di svincolarmi da tutta quella serie di aspettative che una società patriarcale ha su di me, donna sulla cinquantina, cerco di riconnettermi davvero con chi sono e con quello che mi piace. Ammetto che è faticoso.
E poi tengo fermo a mente che tutto ciò che scivola facile nella mia vita (e in quella di chi mi circonda) è frutto di privilegio, non di merito e ahimè nemmeno di diritto (una delle conquiste peggiori del patriarcato è di aver trasformato in privilegi anche i diritti fondamentali) e in continuazione mi pongo la domanda: che cosa ne faccio del mio privilegio?
lunedì 9 giugno 2025
Cara neo-mamma,
Quello che ti auguro e che spero per te, è che quando
ripensi alla storia del tuo parto, tu possa coglierne la bellezza, in qualsiasi modo sia andato.
Forse c’è stato del dolore o forse del conflitto, o forse addirittura un trauma (e di tutto questo mi dispiace tantissimo), e forse questi aspetti rendono difficile trovare la magia, ma forse se guardi alla tua storia con un nuovo sguardo potrai vedere quanto sei stata coraggiosa, bella, potente.
Anche se niente è andato come avresti voluto, o come avevi previsto, anche se tutto ha fatto male e se hai dovuto affrontare dolore e delusione, spero che tu sappia che la tua storia è unica e sacra. Come ogni storia di parto e di nascita.
A volte i sentieri che meno ci aspettiamo e desideriamo possono condurci alle lezioni più profonde.
Partorendo hai viaggiato tra i mondi e trasformato la polvere di stelle in vita.
Che tu fossi in una sala operatoria, o aggrappata al tavolo della tua cucina, hai fatto qualcosa di magico: hai portato una nuova anima sulla Terra. Hai raggiunto le profondità del tuo essere e ti sei arresa all'intensità schiacciante, hai guardato la morte in faccia e hai toccato l'essenza della tua umanità. Ti sei permessa di diventare un sacro portale di luce e di vita. Non è una cosa immensa?
Forse non conosco la tua storia di parto, ma so che sei stata potente, coraggiosa, infinita, e so che in ogni storia di parto c’è uno spazio di guarigione. E spero che anche tu possa vedere tutto questo.
Se vuoi parlarne insieme, scrivimi in privato.
Scegli la doula, farà la differenza.
Art: Catie Atkinson