lunedì 12 marzo 2018

Bruno Munari diceva che un albero è un'esplosione lentissima di un seme. 

È una delle mie immagini preferite, e se ci penso bene si può dire lo stesso di un essere umano. 

La legge di Murphy applicata allo yoga #42

Sentenza di Siddha Abu Bubu

L'aria da maestro spirituale è anticamera dell'interesse materiale.

mercoledì 7 marzo 2018

Festa della donna, auguri e mimose: scherzose istruzioni per l’uso per uomini e donne confusi


1) Ricominciamo a chiamarla con il suo nome: Giornata internazionale della donna. Istituita negli Stati Uniti nel 1909, quando ancora non esistevano giornate internazionali per ogni cosa. 


2) Mimosa sì, mimosa no, auguri sì, auguri no? Questo è il dubbio che attanaglia molti uomini soprattutto giovani, e soprattutto all’inizio di una frequentazione. Noi donne sì sa, siamo lunatiche, e reagiamo ad auguri e fiori nei modi più disparati. C’è chi vi metterà il broncio per sei mesi se non le fate almeno gli auguri o non vi presentate con 12 rose, e c’è quella che reagirà ad un innocuo mazzolino di mimose incazzandosi come una iena perché lei a queste stronzate non ci crede, e infine c’è quella che “fai come ti pare”, tanto lei l’8 marzo va in pizzeria con le amiche a godersi lo spogliarello dei nipoti degli Italian Dream Men, lasciandovi in balia della partita di calcio in tv, della playstation o dell’amante. Insomma come si dice dalle nostre parti: come la fai la sbagli. Io, nel dubbio, consiglio di prendersi un cazziatone per un gesto carino fatto che per uno non fatto; avrete dalla vostra parte l’attenuante della buona fede e non l’aggravante del disinteresse. 

3) Se per caso avete un albero di mimose in giardino non lesinate: offrite dei piccoli mazzetti alle donne che conoscete e a cui volete dimostrare attenzione, stima, solidarietà: mamme, sorelle, cugine, fidanzate, amiche, colleghe. Dedicare un po’ del proprio tempo, del proprio spazio e un pensiero a persone che per vari motivi si tendono a dare per scontate, questo sì che è un dono prezioso, tanto più che quest’anno le mimose sono state praticamente sterminate dalla neve e dalla pioggia della scorse settimane. 

4) Se siete donne che quando la ricevono brontolano come vecchie caffettiere perché la mimosa puzza ed è brutta: non lamentatevi se poi non riceverete mai più fiori e carinerie. Un fiore, un piccolo pensiero si accetta sempre con gratitudine, e un bel gesto va sempre apprezzato. Nessuno ha voglia di perdere tempo con le persone incontentabili. 

5) Se siete uomini che non fanno gli auguri perché a questa ricorrenza non ci credete e voi “le donne le festeggiate tutto l’anno”, sappiate che questa frase è di un’ipocrisia insostenibile e che schifare questa giornata è grave per una donna, ma ancora più imperdonabile per un uomo. Riesco a dirvi solo una cosa con tutta la diplomazia di cui dispongo: annatevene affanculo. Senza rancore e amici come prima. 

6) Se siete donne e pensate che non ci sarà nessuno che vi regalerà le mimose (ma in realtà anche se ci sarà) fate come me: andate a comprarvele da sole, per voi e per le vostre amiche. Senza vittimismo e senza spirito di rivalsa, ma semplicemente come un’occasione per ritrovare il gusto di fare qualcosa per sé stesse e di rimando per tutte le donne. 

7) Da qualche anno sono dell’idea che l’otto marzo è una giornata che celebra la donna nella sua dignità ed integrità di persona, una conquista ancora lontana per molte donne ma che riguarda tutti. Quindi io gli auguri li faccio a me, a tutte le donne e a tutte le persone. L’augurio principale è quello di vedere finalmente attuati i pieni diritti di tutte le donne, e quando succederà ne trarranno beneficio tutti. 

A proposito della giornata internazionale della donna ho tre aneddoti personali che voglio raccontare, tre piccole storie della mia vita a cui sono molto affezionata. 

1) Tantissimi anni fa entro in un bar di Nuoro per prendere un caffè. Ero da sola, in piedi al bancone, ad un certo punto mi si affianca una donna, prende anche lei il caffè inizia a fissarmi con lo sguardo sorridente. Io non capisco, anzi a dire il vero sono piuttosto infastidita, accenno ad un sorriso, ma in realtà le vorrei dire con il mio tipico aplomb da cinghialetta sarda: “Oh, ma che cazzo vuoi?!?!”. Lei finisce il caffè prima di me e dice al barista: “Pago anche il suo. Buona festa della donna”. E se ne va, così, sorridente, e senza nemmeno lasciarmi il tempo di ringraziare e di salutare. La ringrazio oggi pubblicamente per avermi dato con una carezza che è stata più forte di uno schiaffo una delle lezioni più importanti della mia vita: a furia di essere diffidenti e timorosi verso le persone che non conosciamo ci perdiamo meravigliose occasioni di scambio. 

2) Sempre tanti anni a fa, a Siena, da studenti universitari, era meno di un mese che frequentavo questo ragazzo. Uscivamo insieme da pochissimo, rigorosamente da scopamici e con tutte quelle stronzate da ventenni del tipo “niente di serio, ci stiamo solo divertendo, vietato innamorarsi” che poi ci hanno portati dritti dritti al matrimonio senza nemmeno passare dal via. Insomma il primo 8 marzo con il mio futuro marito. Io ero nella fase negazionista della bastian contraria, non mi interessavano né mimose né auguri, anzi professavo un certo fastidio a riguardo. Ma in realtà, dentro di me, come tutte le donne, ero felicissima di ricevere qualsiasi gesto di attenzione. Insomma, per tutto il giorno non ho ricevuto niente, e per giunta la sera rimango sola perché il ragazzo in questione aveva da fare e uscire con un suo amico. Fingo indifferenza, ma ci rimango abbastanza male. Passano un paio di ore e i due baldi giovani ritornano a cavallo della Vespa rossa e imbracciando dei grandissimi rami grondanti di mimose che avevano malamente strappato non so come ad un malcapitato albero in un giardino senese. Mi sento ancora in colpa per quel povero albero, posso dire a nostra discolpa che poi abbiamo pagato talmente tante multe alla città di Siena perché andavamo in due e senza casco sulla Vespa che abbiamo almeno risarcito economicamente la città per quel romantico atto vandalico. Da quella storia avrei dovuto subito capire che avevo a che fare con un Maschio Alfa, e soprattutto avrei dovuto capire che i Maschi Alfa mi piacciono un casino. De gustibus. 

3) Quest’ultima storia è più recente, del periodo che lavoravo in azienda, qualche anno fa. C’era un collega, Gianni, sempre galante e attento, non mancava una ricorrenza. Il primo messaggio di auguri sul cellulare era sempre il suo, poi arrivava prestissimo in ufficio e lasciava un piccolo mazzetto di mimose sulla scrivania di ogni donna. Tutti gli anni, non si dimenticava mai. Da qualche anno non ricevo più né i suoi auguri né le sue mimose, perché è passato a miglior vita, ma ogni volta penso che fosse ancora qua il primo messaggio sarebbe sicuramente stato il suo.