venerdì 30 maggio 2014

In samastitihi c'è già tutto quello di cui hai bisogno

"Un allievo chiese al mio amico Richard Freeman quante serie avesse l'ashtanga vinyasa yoga. 

- Tutte quelle di cui tu hai bisogno, rispose.

Più si impara e si cresce, e più si trova 'tutto' già in samastitihi. Poi ognuno è libero di 'aggiungere' tutto ciò che ancora gli serve."

Chuck Miller 


Dagli appunti del workshop
Torino, 16-18 maggio 2014

Un giovane Pattabhi Jois in samastitihi

giovedì 29 maggio 2014

Parole che amo: crescere

Soprattutto perché deriva da creare. 
Chi crea cresce e chi chi cresce crea.

The drunken monkey bitten by a scorpion

In India si dice che la mente è come una scimmia ubriaca punta da uno scorpione. Nell'ashtanga molte volte quella scimmia è anche nei piedi. 
Nella lotta tra te e la scimmia indovina chi vince sempre.

martedì 27 maggio 2014

Are you willing to be a beginner?




“Penso che non sia un caso che il primo richiamo nell’Ashtanga Yoga sia SamastitihiGuruji lo diceva sempre come prima cosa. Amavo questo, quando entravi nella sala. La sala era un caos e lui diceva: “Yeeees, SAMASTITIHI”. Era il primo richiamo, ed era molto chiaro che voleva che facessimo silenzio e rimanessimo dritti e fermi. 
In ogni sistema o filosofia indiana la cosa più importante è detta all’inizio. In tanti testi indiani è così. Gli Yoga Sutra di Patanjali iniziano dicendo: Atha yoga anushasanam, che vuol dire ADESSO iniziamo lo studio dello yoga
A me piace dire: adesso siamo pronti ad essere principianti, adesso siamo pronti ad iniziare. Avere la mente del principiante è molto importante. Quando pensiamo di sapere, siamo perduti. Dobbiamo sapere di non sapere. 
Questa prima parola – sama – penso che sia molto importante. Cosa significa? Qualcosa come equilibrio, o equaniminità, calma. È come quando Patanjali dà la definizione di yoga: Yoga chitta vritti nirodha. 
Nirodha è un po’ come smussare le irregolarità di tutto ciò che disturba la mente e il corpo. Quindi è così che funziona Sama, è diventare equilibrati e calmi e quindi ritrovare la propria vera natura, come dice il terzo sutra degli Yoga SutraTadah drashtu svarupe avastanam adesso ci fermiamo, adesso siamo stabili nella verità che noi siamo. 
Questo è ciò che lo yoga vuole insegnarci, la filosofia e la pratica. Impariamo fisicamente a stare dritti sui nostri due piedi e a non farci spingere qua e là dai condizionamenti corpo-mente. Provate a chiedervi: vi state muovento verso Sama o lontano da Sama? E quando si capisce Sama più in profondità si vede che non è solo fisico. Samastitihi viene usato nella pratica fisica. Ma anche l’ottavo degli otto rami dell’Ashtanga Yoga è anche Sama-dhi. Samadhi vuol dire essere stabili nella propria verità. Lo yoga è definito come Samadhi da Patanjali. –dhi significa soltanto essere stabile nel Sama. Per non fare solo Ashtanga Yoga ma per usare l’Ashtanga Yoga per riconoscere che la pratica è uno strumento di osservazione per aiutarvi a vedere voi stessi. Sama è la chiave, è l’obiettivo, è la direzione in cui ci muoviamo, la realizzazioni che siamo tutti uno. 
Abbiamo questa tecnica chiamata Vinyasa. Per capire il significato profondo di VinyasaVinyasasono i passi che facciamo, composti da questi respiri-movimenti, ogni respiro-movimento è come un seme che mettiamo in fila inconsciamente grazie alla consapevolezza del nostro respiro dall’inizio alla fine della pratica e ogni respiro-movimento non va visto come un pezzo di legno morto o di pietra, ma è un seme vivo che dobbiamo piantare, coltivare, curare, in modo che ogni vinyasaabbia il tempo di crescere. L’idea che ogni vinyasa è finito, che c’è un punto finale è falsa, non è vera, è una trappola in cui cadiamo e ci fa praticare in modo non corretto. Dobbiamo essere più interessati ad andare all’inizio, piuttosto che spingere troppo forte per arrivare alla fine. Meno forza, più intelligenza, più comprensione, più gentilezza va portata nella pratica. 
Voglio aiutare gli studenti a sentirsi liberi di usare la pratica nel modo in cui la vogliono usare. Dobbiamo obbedire a noi stessi, al nostro vero Sé. Questo è ciò che lo yoga ci chiede. Ma se siamo troppo obbedienti alla pratica rischiamo di farci male. Trovo che sia molto importante non voler andare troppo veloce nella pratica, è più difficile prendersi il tempo di aiutare gli studenti a guardare in profondità a quello che la pratica è, e come possiamo cambiare il modo in cui pratichiamo. La tecnica e il metodo che usiamo è il vinyasa, seguiamo il sentiero, Guruji è stato molto chiaro nel segnare il sentiero, invece è stato meno chiaro a proposito dei dettagli e io penso che noi abbiamo questa responsabilità di riempire gli spazi vuoti e di continuare con la nostra pratica, a dare vita a questa pratica, a farla evolvere, continuare a perfezionarla e renderla migliore. Possiamo farlo."

Chuck Miller
Torino, 16-18 maggio 2014

giovedì 22 maggio 2014

Yoga e vecchiaia

"Rispetto ai modelli occidentali, i testimoni orientali e i testi di riferimento valorizzano la vecchiaia. L’immagine di vecchi saggi è onnipresente in India, Cina, Giappone. Nella mia ricerca nel mondo dello yoga non mi sono mai atteso che la disciplina mi proteggesse dalla vecchiaia. Oggi sono anziano e amo (moderatamente) la parola vecchio. Il mio corpo non mi sembra necessariamente meglio conservato rispetto a quello dei miei coetanei che non hanno fatto yoga. La mia salute dipende da una vita regolata, saggia e dai miei geni. Ritengo invece che elasticità mentale, creatività, immaginazione siano i reali benefici che lo yoga porta nell’invecchiamento. In fondo, la salute dello yoga non risiede nell’assenza di patologie varie, ma nel vivere quello che realmente siamo".
Willy Van Lysebeth, figlio di Andrè.


Parole che amo: conoscere, riconoscere, riconoscenza, coscienza, scienza.

Tutte dal latino scire: conoscere, sapere.

giovedì 15 maggio 2014

La posizione dell'eroe.

Durante la lezione di yoga

- Questa posizione si chiama virasana che vuol dire posizione dell'eroe, perché [ridendo] per riuscire a tenerla bisogna essere eroi.


- C'è dell'ironia in questo nome...



Foto Yoga Journal 

lunedì 12 maggio 2014

Parole che amo: prestigio e carisma

Il prestigio è ingannevole, già nel suo significato, in quanto si rifà ai giochi di prestigio, che riescono bene grazie alla destrezza di mano dell'esecutore e alla sua capacità di illudere e abbagliare gli altri.

Ad esso preferisco il carisma, dal greco chàrisma, ovvero dono, grazia. Una qualità rara, ma senza dubbio autentica.

sabato 10 maggio 2014

Lasciate l'ego fuori dalla porta

Da qualche parte ho letto "Lasciate l'ego fuori dalla porta"
io una volta ci ho provato
quello si è incazzato e l'ha sfondata, la porta
poi ha spaccato tutte le stoviglie
ha pisciato nel lavandino
mi ha guardato serio e mi ha detto:
"Non ti provare di farlo mai, mai più. Coglione"

Guido Catalano

martedì 6 maggio 2014

Parole che amo: resilienza

Una parola complessa, dalle molteplici applicazioni.
Deriva dal latino resilire, cioè "rimbalzare". In altre parole, siccome son resiliente, m'arimbarzi!


Contabilità

"Solo perché siamo in contabilita pensi che siamo due ficcanaso?"
"Nooo è il contrario: proprio perché siete due ficcanaso che vi hanno messo in contabilità!"


(Tratto da un film, ma non ricordo quale. Dedicato con affetto a due ex-colleghe dei bei tempi che furono).