martedì 27 agosto 2013

Yoga, intelligenza integrale (l'intervista di Yoga Journal a Gabriella Giubilaro)

Lo yoga non è [solo] diventare flessibili , è diventare più intelligenti. Non solo nel corpo, ma anche nella mente.

Molte persone si rivolgono allo yoga per stare meglio, ma per stare bene non si può prescindere da una corretta alimentazione.

Un buon insegnante è colui che sa sviluppare e risvegliare l'intelligenza delle persone, è colui che ha la capacità di portare l'attenzione della persona là dove non la porta, che sa guidare l'allievo a non compensare, a saper connettere tutto il corpo, a rispettare l'integrità. In sei anni mi sono laureata in fisica, invece dopo sei anni di yoga ero niente. Per lo yoga ci vuole più tempo. Dopo dodici anni tenevo dei seminari, pensavo di sapere, perché ero in grado di spiegare le posizioni ma non sapevo leggere il corpo mio e degli altri come ora, non sapevo aiutare come sono in grado di fare ora. Quando ho iniziato a praticare yoga ero molto rigida e pensavo che dovevo imparare a diventare flessibile; ora so che il compito non è questo. Bisogna imparare ad essere forti in maniera diversa, forti grazie all'allineamento dello scheletro, al rinforzare i muscoli interni rilassando quelli esterni.

Mi affeziono alle persone. Cerco di andare negli stessi posti, cercò di dare continuità agli alunni, così da essere testimone della loro evoluzione.

Per chi vuole praticare e ha poco tempo suggerisco di fare le posizioni capovolte perché danno stabilità e forza alla colonna, ossigenano il cervello, rendono forte il cuore. Aiutano il sistema immunitario.

È difficile cambiare, la trasformazione richiede più di quanto in generale le persone sono disposte a fare. Si fugge dal cambiamento con mille scuse, per non affrontarlo. È vero che Guruji [B.K.S. Iyengar] ti può spaventare, io l'ho sentito il primo anno. È che lui ti sprona con severità ma poi, dopo, ti guarda e sorride e allora capisci che lo fa per te. Se non riesci a superare quel momento, se non arrivi al sorriso, vedi solo il lato negativo. Lui ha una capacità di vedere e capire le persone straordinaria, di fronte a lui sei nudo. Ho fatto dei seminari con lui assieme a 1000 persone e ognuno si sentiva osservato.


(Stralci dell'intervista a Gabrilella Giubilaro su Yoga Journal nr. 75 ~ agosto 2013)












lunedì 19 agosto 2013

Gandhi e Tolstoj


Recentemente ho scoperto quanto sia stato importante e proficuo il rapporto tra Gandhi e Tolstoj. Di seguito alcuni dei passaggi che mi affascinano di più.
Fonti:
http://serenoregis.org/2010/11/25/l’influenza-di-tolstoj-su-gandhi-Enrico-peyretti/
http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/pace/NotizieC_1285945254.htm

Tolstoj fu certamente l’autore non indiano che più influenzò la formazione di Gandhi
(Gianni Sofri)

Quarant'anni fa, mentre attraversavo una grave crisi di scetticismo e dubbio, incappai nel libro di Tolstoi Il Regno di Dio è dentro di voi, e ne fui profondamente colpito. A quel tempo credevo nella violenza. La lettura del libro mi guarì dallo scetticismo e fece di me un fermo credente nell'ahimsa. Tolstoi fu l´uomo più veritiero della sua epoca. Fu il più grande apostolo della nonviolenza che l´epoca attuale abbia dato. Nessuno in occidente, prima o dopo di lui, ha parlato e scritto della nonviolenza così ampiamente e insistentemente, e con tanta penetrazione e intuito. La vita di Tolstoi, con il suo amore grande come l'oceano, dovrebbe servire da faro e da inesauribile fonte di ispirazione, per inculcare in noi questo vero e più alto tipo di ahimsa
Gandhi, 1894

[Gandhi] Conosceva i racconti popolari di Tolstoj e ne pubblica alcuni nel 1905 su Indian Opinion. Nello stesso anno 1905 riassume in brevi frasi didascaliche, su Indian Opinion, l’insegnamento di Tolstoj:

In questo mondo l’uomo non dovrebbe accumulare beni.

Per quanto male una persona possa arrecarci dovremmo sempre farle del bene. Questo è il comandamento di Dio e anche la sua legge.

Nessuno dovrebbe combattere.

È peccato esercitare il potere politico, poiché questo causa tanti dei mali del mondo.

L’uomo è nato per compiere il suo dovere verso il Creatore; dovrebbe perciò prestare più attenzione ai suoi doveri che ai suoi diritti.

L’agricoltura è la vera occupazione dell’uomo. È perciò contrario alla legge divina costruire grandi città, dar lavoro a centinaia di migliaia di persone che si occupano dei macchinari delle industrie così che i pochi sguazzano nel denaro. Se lo possono permettere sfruttando gli indifesi e la povertà della maggioranza.

In una lettera del 21 maggio 1910, Gandhi dice di Tolstoj: «Ciò che ha predicato, come del resto tutti i maestri del mondo, è che ogni uomo deve obbedire alla voce della propria coscienza, deve essere maestro di se stesso e cercare il Regno di Dio dentro di sé. Secondo lui non esiste governo in grado di controllarlo senza la sua approvazione. Tale uomo è superiore ad ogni governo» 

In occasione della morte di Tolstoj disse: «La grande virtù di Tolstoj fu di mettere in pratica ciò che predicava.» In altre occasioni lo definì «il più grande dei satyagrahi» (colui che crede nella forza della verità) 

Nel discorso del 1928 per il centenario della nascita, Gandhi prende spunto dal ricordo di Tolstoj per precisare ai seguaci del proprio movimento il concetto di nonviolenza: «Nonviolenza vuol dire un oceano di compassione, vuol dire respingere da noi ogni traccia di volontà negativa nei confronti degli altri. Non vuol dire abiezione o timidezza, oppure fuggire per paura. Vuol dire, invece, fermezza morale e coraggio, uno spirito risoluto» [...]
«Questa nonviolenza non si limita a rifiutarsi di uccidere creature invalide. Non ucciderle può essere dharma [dovere], ma l’amore va infinitamente oltre. A che cosa serve salvare le vite di creature invalide, se non si ha avuto visione di tale amore?»
(Forse Gandhi pensa all’eutanasia per pietà, che egli approva, a differenza di Tolstoj).

L’8 dicembre 1931, di passaggio a Losanna, in un discorso in pubblico, Gandhi chiarisce: «È stato spesso sostenuto che la dottrina della nonviolenza la debbo a Tolstoj. Non si tratta di una piena verità, ma certamente io ricavo dai suoi scritti la più grande forza. Ma come lo stesso Tolstoj ammise, il metodo della non-resistenza che ho coltivato ed elaborato in Sudafrica era differente dalla non-resistenza su cui ha scritto Tolstoj e che egli ha raccomandato. Questo non lo dico a detrimento della fama di Tolstoj. Non è allievo adatto quello che non costruisce sulle fondamenta poste dal suo maestro per lui. Egli ha solo bisogno di un buon maestro che possa permettergli di aggiungere all’eredità che lui stesso gli ha lasciato. Sarei un figlio non degno di mio padre se non ampliassi la mia eredità, e così io ho sempre considerato come un punto d’onore che, grazie a Dio, ciò che ho imparato da Tolstoj ha dato frutti cento volte maggiori. Tolstoj ha parlato spesso di resistenza passiva, ma la non-resistenza elaborata in Transvaal era una forza infinitamente più attiva della resistenza che un uomo armato può offrire e sono lieto di ricordare il fatto che in una lunga lettera che mi scrisse, senza esserne richiesto, disse che i suoi occhi erano puntati su di me ovunque fossi. E se studierete i movimenti del Sudafrica e dell’India, troverete come questa cosa sia capace di infinita espansione» 

Le differenze tra i due si possono sintetizzare così: Tolstoj è predicatore-profeta, Gandhi è sperimentatore-innovatore: è stato chiamato il Galileo della scienza dei conflitti.






domenica 18 agosto 2013

Anuugacchati Pravaha ~ अनूगाच्चाती प्रवाह ~ Vai col flusso

Tra gli estimatori famosi della cultura induista c'é anche Kate Perry.
Nel 2010 si fece tatuare la frase 
Anuugacchati Pravaha ~ अनूगाच्चाती प्रवाह ~ Vai col flusso
all'interno del braccio destro. 
Stesso tatuaggio e nello stesso punto che si fece il suo (allora) futuro marito Russell Brand, il quale se lo é poi fatto cancellare dopo il divorzio.
Che Shiva lo perdoni!

Si chiama privacy perché ce ne hanno privato!


sabato 17 agosto 2013

Lev Tolstoj e il vegetarismo ~ Lettera a Elena Andreevna Telešova

"Oggi uccidere gli animali, anche per l'alimentazione dell'uomo, è divenuto assolutamente superfluo, come è provato dal numero sempre crescente delle persone che si nutrono di proposito con alimenti vegetali o latticini."
(1895)


Elena Andreevna!
La vostra indignazione all'idea degli animali torturati e uccisi per soddisfare l'avidità umana non è sentimentalismo bensì un sentimento fra i più leciti e naturali. Ma non bisogna indignarsi al punto di odiare gli uomini per pietà verso gli animali, come dite voi; bisogna invece agire in conformità di ciò a cui vi spinge questo sentimento, e cioè non mangiare carne di qualsiasi essere a cui sia stata tolta la vita. Sono convinto che nei prossimi secoli la gente racconterà con orrore e ascolterà con dubbio come i loro antenati ammazzavano gli animali per mangiarli. Il vegetarismo si diffonde molto rapidamente [...]. Vi avverto, tuttavia, che se smetterete di mangiare carne, incontrerete una fortissima resistenza, anzi un'irritazione, da parte dei vostri familiari [...]. Tutti noi abbiamo subìto ciò, ma se non si agisce con convinzione, tutte le dimostrazioni rimarranno senza effetto [...]. La compassione per gli animali è la più preziosa qualità dell'uomo e io (come uomo) sono tanto più felice quanto più la sviluppo in me. [...] I vegetariani dimostrano la superiorità del cibo senza carne per la salute [...] ma l'argomento principale e inoppugnabile è quello addotto da voi, il sentimento morale.


Lev Tolstoj (1899)

Se la conoscenza può creare dei problemi, non è con l'ignoranza che possiamo risolverli.

"Anche da giovane non riuscivo a condividere l'opinione che, se la conoscenza è pericolosa, la soluzione ideale risiede nell'ignoranza. Mi è sempre parso, invece, che la risposta autentica a questo problema stia nella saggezza. Non è saggio rifiutarsi di affrontare il pericolo, anche se bisogna farlo con la dovuta cautela. Dopotutto, è questo il senso della sfida posta all'uomo fin da quando un gruppo di primati si evolse nella nostra specie. Qualsiasi innovazione tecnologica può essere pericolosa: il fuoco lo è stato fin dal principio, e il linguaggio ancor di più; si può dire che entrambi siano ancora pericolosi al giorno d'oggi, ma nessun uomo potrebbe dirsi tale senza il fuoco e senza la parola."

(Isaac Asimov, citato in Giuseppe Lippi, I robot dell'alba, Oscar Mondadori ~ fonte wikiquote)

giovedì 15 agosto 2013

In God we trust

"Fiducia. Che bella parola, vero? È scritta su ogni moneta, su ogni dollaro, suo ogni bomba di questo paese. Eppure è l'unica cosa che ancora non si può comprare."

Jarod il camaleonte