mercoledì 11 agosto 2021

Ci sono volte che - a dispetto dell’età - sono una bambina capricciosa e viziata, che cerca goffamente di apparire migliore di com’è, che si lamenta, pesta i piedi, fa la vittima. E poi si dispera e si chiede perché non si sente amata. 

E poi ci sono volte che semplicemente amo. Metto cura e amore in ciò che faccio per l’immenso piacere di farlo, sto in luoghi bellissimi e faccio cose che mi piace fare, tra persone che scelgono deliberatamente di passare del tempo insieme. 

Il tempo, che dono immenso.

È in questi luoghi e momenti protetti che - rispecchiandomi negli occhi di chi, come me, guarda finalmente  in faccia la propria vulnerabilità - che mi riscopro incredibilmente migliore di come la bambina capricciosa cerca apparire. 

Ed ecco che accade il miracolo, e vengo inondata di amore.

Grazie ❤️

lunedì 9 agosto 2021

Parole che amo: amicizia.

Parole che amo: concepire.

Dal latino concĭpĕre, con + capĕre = prendere con sé, accogliere in sé.


Come vita nascente nel grembo materno: concepito.

Oppure di un’idea nel grembo psichico: concetto.

senso di innocenza ♥️🙏🏽⭕️

Tra_sfer_ire Tras_ferire


"Se non fossi una strega direi che la situazione sembra stregata". (cit.)


Ti va di salire a vedere la mia collezione di Oplà e Oh Issa? 🤣🤣🤣🤣

Parole che amo: Forza Paris.

[DISCLAIMER: il seguente racconto nasce da una storia vera, la mia. Gli amici sardi e soprattutto dorgalesi che reputeranno di scansarmi, allontanarmi, cancellarmi dopo questa accorata confessione hanno tutta la mia comprensione 😅]

FORZA PARIS era il grido di guerra della celeberrima Brigata Sassari e successivamente divenne il motto dell’indipendentismo sardo.

Succedeva così, anche negli anni ottanta, di poter leggere questa scritta disseminata sui molti muri dell’isola.

In quegli anni ero bambina e mi trasferivo in Sardegna con la mia famiglia: mio padre sardo e mia madre “istranza” (straniera). Non mi era dato di sapere se io fossi sarda come mio padre o istranza come mia madre, dubbio che mi avrebbe attanagliato per lungo tempo nella mia esistenza, l’unica certezza era il fatto che non capivo una parola di sardo, e questa per i miei coetanei e neo-compaesani era una colpa non da poco. Non esisteva internet, gli spostamenti aerei ancora scarsi, la Sardegna era un’isola davvero isolata, e ogni suo paese un’isola nell’isola, con tutti i pregi, i difetti e le difficoltà che questo rappresentava. A scuola si parlava italiano, ma nelle famiglie e nella società si parlava orgogliosamente e testardamente sardo. Per me, che non avevo ancora scoperto la vocazione linguistica era un limite davvero pesante.

Così per lunghi anni ho continuato a leggere quella scritta sui muri, di cui non capivo il significato, ma di cui in qualche modo subivo il fascino per la potenza e il mistero di quelle parole.

Poi passarono gli anni, io arrivai alla scuola media, intanto imparavo qualche parola di sardo, almeno riuscivo a capirlo in parte, non di certo a parlarlo, ma soprattutto iniziai a studiare francese a scuola. E questa fu la mia vera epifania che finalmente mi svelava il significato di quelle due parole magiche! Quel motto era un chiaro incoraggiamento (anche se me ne sfuggiva il motivo, la Sardegna è davvero l’isola dei misteri) ai nostri cugini francesi. Insomma, nella mia attorcigliata fantasia FORZA PARIS voleva dire FORZA PARIGI!