domenica 27 ottobre 2013

Jung e lo yoga

Carl Gustav Jung studiò appassionatamente le antiche scritture indiane (Veda e Upanishad), l'alchimia, la cultura e la filosofia e il sistema dello yoga (yoga kundalini e sistema dei chakra, in particolare) e il sistema di pensiero orientale in generale. Arrivò infine a degli interessanti confronti con i suoi studi di psicologia analitica, l'inconscio e gli archetipi.
Quelle che seguono sono stralci dei suoi scritti a proposito dello yoga (ma non solo), tutti tratti dal web, quindi non riesco a riportare la fonte esatta. Alla fine del post riporto i link da cui sono tratti, link che sono molto interessanti per un'analisi del pensiero jungiano sullo yoga.


Lo yoga è la più antica indagine che l’uomo abbia mai svolto sul corpo e sulla mente

La nostra psiche è costituita in armonia con la struttura dell'universo, e ciò che accade nel macrocosmo accade egualmente negli infinitesimi e più soggettivi recessi dell'anima

Ho studiato testi alchemici per quindici anni, senza mai farne parola ad alcuno, perché non volevo suggestionare i miei pazienti o influenzare i miei colleghi. Ma dopo quindici anni di ricerche e di osservazioni, certe conclusioni mi si imposero ineludibilmente. Le operazioni alchemiche erano reali, solo che la loro realtà non era fisica, bensì psicologica. L’alchimia rappresenta la proiezione in laboratorio di un dramma insieme cosmico e psicologico.

È importante e salutare parlare di cose incomprensibili.

Non dobbiamo pretendere di capire il mondo solo con l’intelligenza: lo conosciamo, nella stessa misura attraverso il sentimento. Quindi, il giudizio dell’intelligenza è, nel migliore dei casi, soltanto metà della verità.

La saggezza indiana è la più profonda che esista e la ricerca psicologica conferma passo dopo passo le affermazioni in essa contenute.

Per ritrovare un ordine mentale possiamo utilizzare lo yoga che era in origine un processo di introversione e conduceva a processi di elaborazione della personalità.

L'area psichica dei fenomeni è fondamentale per gli indiani e questi fenomeni sono ritenuti molto più reali di quelli fisici.

Lasciatemi dire che lo yoga arriva dall'alto.

Gli orientali sono in grado di visualizzare qualsiasi concetto, per quanto astratto possa essere.

Il Muladhara è un intero mondo; ogni cakra è un intero mondo.

Questi simboli (legati ai chakra, ndr) hanno una terribile tendenza a catturare l'inconscio e a non staccarsi da noi.

Gli indiani hanno l'inconscio sopra, noi l'abbiamo sotto.

Un uomo che non sia infiammato non è nulla.

Il pensiero indiano ha rappresentato per me un mezzo per spiegare delle esperienze personali.

Dobbiamo giungere ai valori orientali dall’interno e non dall’esterno, dobbiamo cercarli in noi, nell’inconscio.

L’indiano non può dimenticare né il corpo né lo spirito; l’europeo dimentica sempre o l’uno o l’altro. È vero che questo gli ha permesso di conquistare il mondo mentre l’indiano non l’ha fatto. L’indiano non soltanto conosce la sua natura; sa anche fino a che punto sia natura egli stesso. L’europeo invece ha una scienza della natura e stupisce per la sua ignoranza della propria natura, della natura in lui. 

Studiate lo yoga; vi imparerete un’infinità di cose, ma non lo praticate, perché noi europei non siamo fatti in modo da poter usare senz’altro quei metodi come si conviene. Un guru indiano vi può spiegare tutto e voi potete imitare tutto. Ma sapete chi pratica lo yoga? In altre parole, sapete chi siete e come siete fatti?

Dato che l’Occidente è capace di trasformare ogni cosa in tecnica, in linea di principio tutto quello che ha l’aspetto di metodo è pericoloso e condannato al fallimento. In quanto pratica igienica, lo yoga è utile all’occidentale quanto qualsiasi altro sistema, ma nel senso più profondo non è questo che vuol essere. Vuole molto di più, cioè, se ben lo comprendo, vuole il distacco e la liberazione definitiva della coscienza da qualunque dominio da parte dell’oggetto e del soggetto. Dato però che non ci si può separare da quello di cui non si è consapevoli, l’europeo deve per prima cosa conoscere il suo soggetto, cioè quello che in Occidente è chiamato l’inconscio. 

L’Occidente produrrà nel corso dei secoli il suo proprio yoga, e questo sulla base creata dal cristianesimo.

http://www.yogalenuvole.it/Jung.http://www.sahajayogabenessere.com/carl-jung-e-la-kundalini/

http://www.yoga-kundalini.it/articoli/Jung-Kundalini%20Yoga.pdf

http://www.taozen.it/saggi/Jung_e_il_Kundalini-Yoga.doc

http://benvenutiinparadiso.files.wordpress.com/2012/04/jung-e-sahaja-yoga.pdf

http://www.sahajayogabenessere.com/carl-jung-e-la-kundalini/

http://www.diogenemagazine.eu/home/index.php?option=com_content&view=article&id=259:la-via-orientale-di-jung&catid=25:filosofi&Itemid=107

Ec_citare

Etimologicamente eccitare è un rafforzativo di citare, che a sua volta è un rafforzativo di chiamare e significa mettere in movimento, agitare, spingere fuori.
A volte le parole sono le azioni più potenti.

venerdì 25 ottobre 2013

Lina Merlin e il confino a Dorgali

"Il ricordo di Dorgali si profuma di fiori di mandorlo, si colora dell'azzurro del mare intravisto da un piccolo tunnel scavato sul monte Bardia, vibra del canto donne, eleganti nei loro caratteristici costumi e belle come figure egizie.

Quando mi vedevano passare intonavano la ninna nanna per le loro bimbe: "O ninnia, o ninnia, che tu professoressa sia, magari confinata, ma gioia della tua mamma".

E si rallegra il ricordo, dello scoppiettio di una fiamma intravista da una porta aperta. Ne avevo sentito il tepore da lontano e mi ero avvicinata. Una donna mi guardò e con voce invitante mi disse: "Veni in domo mea". In quel dialetto latineggiante sentii la forza di una civiltà che non era morta, ma doveva, chissà quando, vincere la barbarie di cui troppi italiani erano schiavi.
Da Dorgali un brutto giorno fui trasferita a Orune, per punizione. Non avevo trasgredito le severe regole del confino, ma il paese detto più fascista della Sardegna s'era dimostrato troppo fraterno con i confinati politici, anzi entusiasta, attribuendoci qualità e meriti che probabilmente non sognavamo neppure di avere e ciò non garbava ai gerarchi di regime."

Lina Merlin (che sarebbe diventata la futura senatrice della legge per la chiusura dei bordelli) in gioventù fu condannata dal regime fascista a quattro anni di confino in Sardegna, pratica molto usata in quel periodo per gli oppositori politici.

Il confino iniziò a Nùoro, ma fu presto trasferita a Dorgali allora "governata da un gerarchetto fascista", perché la città era "un covo di Sardisti avversi al regime". 

Pare che a Dorgali si guadagnasse da vivere come infermiera, e così veniva chiamata: "s'infermiera", e che avesse insegnato a diverse donne del paese a leggere e scrivere. Ma il suo soggiorno dorgalese durò appena tre mesi dopo i quali fu trasferita ad Orune, "essendo divenuta, senza mio merito o colpa, troppo popolare" tra le persone.

Tutti i corsivi sono tratti dalla sua autobiografia "La mia vita".

La foto la raffigura col costume tradizionale dorgalese.






giovedì 24 ottobre 2013

Non drammatizzate, è solo yoga!

Lo yoga secondo David Swenson:


"Lo yoga Iyengar è come una singola foto, dove si possono apprezzare i più minuti dettagli di un asana. L'Ashtanga è, invece, come una serie di foto, che vanno viste in rapida sequenza fino a cogliere la fluidità dell'azione."

"Può darsi che riusciate a saltare [seduti tra le mani con le gambe incrociate], può darsi di no. Forse questo vi rende delle persone migliori o peggiori? Non drammatizzate, è solo yoga!"

"L'Ashtanga non è per tutti, ma è per ognuno."

Estratti da un articolo/intervista a David Swenson su Yoga Journal nr. 4 giugno-luglio 2006


venerdì 18 ottobre 2013

Quote yoga di Manuela Borri Renosto

Manuela Borri Renosto è un'insegnante di yoga che opera a Roma, specializzata in Mantra Yoga e nell'insegnamento di Patanjali. Manuela pubblica spesso sul suo profilo Facebook frasi illuminanti e ispiranti che sintetizzano il suo insegnamento e la sua visione dello yoga. Mi sono presa la briga di raccogliere tutte (o quasi) queste frasi per poterle consultare più spesso e sottrarle all'impermanenza della cronologia dei social. Sicuramente saranno fonte di profonda riflessione per tutti coloro che hanno iniziato un percorso personale nello yoga. 


YOGA è apertura al nuovo
YOGA è sapere essere studenti per sempre
YOGA è rigore, studio di sé
YOGA è studio dei testi
YOGA è abbandono attivo all’imponderabile
YOGA è essere nella vita con consapevolezza della GIOIA DIVINA che è in noi

Lo yoga è rinuncia. Lo yoga non aggiunge, sottrae

Lo yoga lavora sullo svuotamento e non sull'accumulo, sul diminuire e non sull'aumentare, sul vuoto invece che sul pieno. In tempi di crisi di un modello che predicava accumulo e accrescimento continui, è di una contemporaneità sconvolgente.

Un insegnante di yoga davanti a un allievo è allievo anch’esso. Ha solo cominciato un po’ prima.

Sono proprio limiti - del nostro corpo e della nostra mente - di cui ci rendiamo consapevoli nel corso della pratica i mezzi che ci consentono di sviluppare la nostra conoscenza dello yoga.

Non c'è vera libertà senza la disciplina.


Porsi degli obiettivi nel corso della pratica è importante. Raggiungerli non lo è. Quello che davvero conta è l'auto-osservazione, la consapevolezza di sè durante il percorso per raggiungerli.


Senza Consapevolezza non c’è Memoria.

Quante volte ripetiamo le stesse esperienze rifacendo gli stessi errori? Evidentemente non ne abbiamo memoria perché non siamo consapevoli. Nella pratica dopo un’asana o un pranayama occorre fermarsi e osservarsi. È solo con lo sviluppo dell’attenzione che anche nella vita quotidiana lo yoga può trovare la sua collocazione.

Bisogna pensare alla propria morte. Pensare alla propria morte aiuta a motivarsi. I grandi maestri dicono che la pratica deve essere una questione di vita o di morte: ecco perché, pur sempre adeguata ai propri limiti, non si può mollare.


La mente ci inganna in tutti i modi, il corpo racconta sempre la verità. Con la pratica quotidiana si impara ad ascoltare il corpo per non farsi più ingannare dalla mente.



Avere la visione giusta tramite la pratica non ci preserva dall’emotività e dalle sue conseguenze. Ma consente di conoscersi meglio e di trovare un equilibrio, una barca nel mare dell’emotività e di saperla governare.


È praticando che si ha la visione giusta, quella oggettiva. Ovvero ci si appropria delle chiavi per comprendere la propria emotività, le proprie paure e tutto quello che in qualche modo adombra la visione delle cose e le altera.

La pratica yoga dà sostegno alla pratica della vita. 

L’esistenza è movimento e lo yoga aiuta a governare il movimento.

Chi pratica con costanza e disinteresse si accorgerà nel tempo che lo yoga gli offre innumerevoli strumenti per affrontare la vita quotidiana con più creatività.

Non perdetelo mai di vista: non è una tecnica, non è un sistema, non è una forma: lo yoga è uno stato e in quanto tale si può solo vivere.

Lo yoga è un mezzo, non è un fine. Lo scopo è solo la nostra capacità vivere.

Lo yoga è una continua scoperta, è il darsi costantemente qualcosa di cui prima non eravamo consapevoli. Novità e verità sono i fini principali della ricerca.

Niente è più comune oggi di una coscienza senza consapevolezza, di un'esperienza senza profondità, di un vivere senza crescere nella propria persona.

Avere un buon rapporto con sé (Nyama) e con gli altri (Yama), e soprattutto praticare con un atteggiamento mentale rivolto all’infinito – e non alla perfezione dell'asana. L'obiettivo non finalizzatelo alla tecnica ma allo stato della vostra mente.

Lo Yoga è un percorso evolutivo, mi piacerebbe dire iniziatico, in cui si impara a "vedere" la propria evoluzione. Se questa osservazione manca, non si sviluppa, allora si tratta solo di tecniche.

La mente trova le sue rassicurazioni nei vizi, nelle abitudini, nelle modalità fisse. Allora bisogna toglierle la passività dell’ascolto, riportarla nell’attimo.

La prima parola degli Yoga-Sutra è ATHA, ora. Lo yoga ci insegna che non c'è ieri, non c'è domani, ci insegna che è ora. Che dobbiamo vivere nel momento.

Se non impariamo ad abbandonare qualcosa non riceveremo mai qualcosa. E per poter ricevere qualcosa di davvero speciale, forse divino? Dobbiamo imparare a lasciare la cosa a cui, consciamente o incosciamente, teniamo di più. (L'Ego).

Quando il desiderio di prendere scompare, i gioielli appaiono. Patanjali

La perfezione è nel momento dove ognuno sa trovarsi, purché stia comodo all’interno del suo limite.

I suoni e i mantra, insieme alla respirazione e ai punti di concentrazione, sono uno dei più potenti mezzi per sbloccare tutte le nostre potenzialità energetiche.

Metodo, tecnica, pratica. Nulla si può acquisire senza l'azione (kriya) e la perseveranza (tapas).

Percepire vuol dire ricevere, ascoltare vuol dire prendere.  È nella prima area semantica che si colloca lo yoga.

Ogni asana è un archetipo. Ogni tecnica, suono, bija, è una chiave per viaggiare dentro il proprio inconscio personale e collettivo.

Nel raja yoga si apprende gradualmente la capacità di condurre se stessi. Non ci sono maestri esterni. L’insegnante deve insegnare come si fa a camminare, poi ognuno si porta per mano da sè

Lo Yoga si può solo vivere e sperimentare. Ogni esperienza è personale e diversa dalle altre esperienze, perchè lo yoga non si può prendere, si può solo ricevere individualmente. La pratica consente nell'eliminare gli ostacoli perché lo stato di Yoga possa prodursi spontaneamente.

La conoscenza giusta dello yoga nasce dalla trasformazione. Man mano che la conoscenza si sviluppa, si scopre ciò che è a livelli sempre più profondi. Lo yoga è solo la presa di coscienza di ciò che già esiste.

Quando Patanjali parla dell’asana esordisce dicendo “Decontratti all’interno dello sforzo”. Lo sforzo deriva da uno stato di impedimento. E l’impedimento più importante del quale si parla nella disciplina dello yoga è l’ignoranza dei nostri limiti, la non conoscenza dei nostri impedimenti.

Potete praticare anni e anni di asana e farete sempre progressi. Le stesse posizioni ogni volta possono rilevarvi cose nuove, sempre più sottili: sul corpo, sulla respirazione, sui vostri limiti. La finalità dell’asana non è la sua perfezione ma la coscienza che abbiamo dell’asana.

Portare lo yoga nella vita quotidiana è l’obiettivo ideale di ogni praticante. È un compito di grande responsabilità verso tutti gli essere viventi e l’ambiente in cui viviamo. E lo si può mettere in pratica solo dopo un lungo percorso di auto purificazione del proprio inconscio e realizzazione del proprio sé. È questo lo scopo infine del Samyama.

Per anni la nostra cultura, anche quella religiosa, ci ha inculcato il sentimento della speranza. Un sentimento che sta a metà tra il credere ad un domani migliore dall'oggi, a qualcosa che fatalmente possa cambiare in meglio l'attuale. Il risultato di questo sentimento sovente è un'attesa continua, un immobilismo paziente, un ottimismo impotente, oppure una frustrazione consapevole. Chi è nello yoga ignora questo sentimento. Gli basta costanza e volontà per ottenere il miglioramento: perchè il miglioramento è nella stessa pratica.

Lo yoga è dunque la scienza della comprensione del qui e ora, che si realizza attraverso la stretta relazione tra corpo, mente e respiro. E in quel momento in cui la relazione si realizza in noi, noi viviamo davvero.

Quante volte ci capita di dire o sentire "... non vedo l'ora!" rimandando ad un altro tempo una soddisfazione, un piacere o una gratificazione che non troviamo nel presente? E nell'attesa di quell'ora ignoriamo il presente, non lo viviamo e così facendo ci sfugge per sempre. Ricordiamocelo ogni volta che la nostra mente sta per formulare questa falsa proiezione.

Il Mantra Yoga è l'esperienza della vibrazione cosmica, contiene suoni mistici e altri privi di significato, ma il suo significato autentico è nella vibrazione e nei suoi effetti di trasformazione nell'individuo.

Cerchiamo di di vivere meglio comincianto dal come vivo ora, oggi. È nella quotidianità che devo prendere responsabilità della mia vita e migliorarmi, trasformarmi. Il viaggio è dentro di noi se vogliamo star meglio anche fuori, insieme agli altri.

Se prima l'insegnante non ha fatto esperienza autodidattica per la conoscenza e l'espansione del sé, cosa può insegnare?

Non importa l'età, lo stato di salute, la condizione del corpo: la realizzazione si ottiene solo attraverso la pratica, attraverso lo sforzo che si è in grado di sostenere, attraverso un'attenzione infaticabile a tutti gli aspetti dello yoga.

La vibrazione trasforma, fa sì che la nostra attenzione diventi sottile e la nostra mente più percettiva. Il che vuol dire che ha un alto potere purificante e la qualità del nostro insieme aumenta.

Mi piace pensare allo yoga come ad un viaggio. Un viaggio che richiede costanza e impegno perché le tappe sono molteplici – oserei dire, infinite. Un viaggio che, se fatto con costanza e impegno, è appagante nella sua progressione continua. Un viaggio durante il quale è bello fare lunghe soste perchè magari si incontra qualcosa di piacevole o di interessante da conoscere meglio. Un viaggio dove è piacevole persino tornare indietro, dove si è già stati, per approfondire qualcosa o guardarla con occhi nuovi. Ma, soprattutto, un viaggio che si sa quando inizia ma non si sa quando finirà e dove ci porterà.

Praticando con Abhyasa e Vairagya si ha come risultato Pratyhara. Ottenere il controllo completo delle funzioni dei sensi per non esserne più schiavi ma padroni, attivandoli e disattivandoli secondo il nostro bisogno. Per il cammino della conoscenza di sè è una condizione ineluttabile. Dopo questo livelllo si avrà finalmente la capacità di consentrarsi, Dharana.

"Insegna quello che è dentro di te, non come dovessi applicarlo per te, ma per applicarlo allo studente"
T. Krishnamacharya

I risultati dello yoga sono il frutto diretto della qualità di relazione tra abhyasa [esercizio costante] e vairagya [non attaccamento] nella nostra pratica.

Quello che può aprire la porta è la consapevolezza e l'attenzione quotidiana: consapevolezza di come parliamo, di quello che diciamo, di come camminiamo, di quello che pensiamo. È come pulire una camera e poi tenerla in ordine. (…) Allora, forse, se siete fortunati, la finestra si aprirà e il vento entrerà. Ma può anche non succedere. Dipende dallo stato della mente. E lo stato della mente può essere compreso solo da voi stessi, osservandola, non tentando mai di controllarla, non prendendo posizioni, senza mettersi in una posizione di contrasto, o essere d'accordo, senza mai giudicare - cioè osservarla senza fare scelte. 
Jiddu Krishnamurti Libertà dal conosciuto, Ubaldini, Roma 1973

Ascolto è non fare. La mente impara nel tempo ad ascoltare privandosi di domande, giudizi, valutazioni. La mente dovrebbe essere come un involucro vuoto che accetta e annette a se ciò che il corpo sa raccontare.

Bisogna diffidare della mente: nel suo apprendimento frettoloso spesso travisa e sbaglia. Il corpo apprende con più lentezza ma quando ti manda un messaggio ti dice la verità. 

Se c’è un nemico “in casa” è proprio la mente: per questo la sua educazione è molto più lunga.

I bravi insegnanti formano, i Maestri aprono mondi.

Quali sono le scuole da cui viene il tuo insegnamento? Chi sono stati i tuoi insegnanti o maestri? Da dove viene questa pratica, chi te l'ha proposta a sua volta? Ogni allievo ha diritto di pretendere le risposte dal proprio insegnante.

L'essenziale nello yoga non è imparare a stare sulla testa ma imparare a stare sui propri piedi. 
Swami Sachidananda

Devo gran parte della mia comprensione del significato dello yoga alla lunga frequentazione della psicanalisi junghiana.

Praticare yoga ci aiuta a metterci in contatto con la vita, a vedere quello che è e non quello che vorremmo che fosse.

Se non c'è autosservazione non può esserci yoga.

Che ognuno lo chiami come vuole. Ma nel più profondo di noi esiste qualcosa di molto più elevato di noi stessi.

Ci identifichiamo con la nostra conoscenza, con la nostra bravura nelle asana, con la gratificazione dei nostri allievi. È così che si forma il senso dell’io, Asmita, l'io sono, la nostra prigione. "Sono brava, sono amata, sono un modello, ecco i miei valori, le mie qualità: le mie debolezze."

La costanza del cuore avrà sempre ragione.

Pratica per l'azione non per i frutti dell'azione.

È importante sperimentare la difficoltà nell'asana. Non per forzare i limiti del corpo o della respirazione. Ma solo per sapere lei, la mente, come si comporta.

Lo yoga è un arricchimento che procede per sottrazione.

Chi pratica yoga da anni con costanza e impegno sa che i cambiamenti non sono mai programmabili né percepibili sul momento. A un certo punto accadono e basta. È come con il passaggio dalla veglia al sonno: passiamo da uno stato all’altro e non ce ne accorgiamo.

Uno dei tanti risultati dello yoga consiste nello sviluppare la capacità di saper scegliere.

Lo yoga è uno specchio. Chi lo pratica con coscienza e costanza vede i risultati riflessi nella vita.

Non c'è yoga che tenga per chi non rinuncia all'attaccamento a situazioni sfavorevoli o ad azioni abitudinarie che creano veri e propri blocchi fisici e mentali.

Aurobindo dice che sebbene il mondo intero aspiri alla libertà, ogni creatura è fortemente innamorata delle proprie catene. Questo paradosso è l'inestricabile nodo della nostra natura. Grazie a questo paradosso nasce lo yoga.

Concentrarsi sull'interiorità aumenta l’orizzonte di visione esterna.

Utilizziamo la nostra pratica per osservare o allontanarci dalla vita? Miriamo con lo yoga ad una vita migliore? Alla felicità? A qualcosa di “ALTRO”? Solo la consapevolezza della reale motivazione alla base delle nostre scelte ci consente di capire in quale direzione stiamo andando.

Lo yoga non è nelle diverse scuole che frequentate o nella complessità degli asana che riuscite a fare. Lo yoga è oltre ed è con voi sempre: è in ogni respiro che fate, è nella qualità delle vostre relazioni, è nella qualità che infondete ad ogni attimo della vostra vita quotidiana.

La scelta c'è dove c'è confusione. Per la mente che vede con chiarezza non c'è necessità di scelta, c'è azione.
Krishnamurti

"I risultati dello Yoga sono misurabili non tanto dalla flessibilità del tuo corpo, quanto dall'apertura del tuo cuore." Yogacarya TKV Desikachar.

Breath is central to yoga beacause is central to life. And Yoga is about life.
T. Krishnamacharya

Prolungare il ritmo respiratorio e, grazie a ciò, il ritmo della vita.

Patanjali e i suoi 4 discepoli secondo la visualizzazione del Prof. Krishnamachary. Gli attributi di Patanjali: nella mano destra superiore ha un disco che indica il tempo ricorrente; nella mano sinistra superiore ha una conchiglia che indica lo spazio; mano destra inferiore, abhaya mudra, il gesto che indica di avvicinarsi senza paura; nella mano sinistra inferiore ha una spada che taglia gli attaccamenti, l'acutezza del saper discernere. I quattro discepoli da sinistra a destra: Mustakanjali, Krtanjali, Baddhanjali, Purnanjali.

"Decontratti all'interno dello sforzo, meditanti sul senza fine."
Yoga Sutra, Libro II, sutra 46

Lo yoga sviluppa un'attitudine creativa. La stessa sequenza può essere fatta cento volte e ogni volta puoi sperimentare e imparare qualcosa di nuovo.

Lo yoga aiuta ad avere meno paura della vita.

Lo Yoga ci dà la libertà e l'indipendenza dagli altri, dalla psicologia collettiva, dai guru, dai maestri.

È impossibile restare inattivi nella vita, qualunque sia la qualità dell'azione. Anche quando si decide di non agire si producono delle conseguenze.

La disciplina è la chiave per aprire nuovi spazi di libertà dentro i quali sperimentarci con consapevolezza.

giovedì 17 ottobre 2013

Yoga e rossetto

Con lo yoga sento di poter fare qualsiasi cosa.
Col rossetto mi sento puttana.
Mi bastano queste due cose per sopravvivere.

Lady Gaga su Elephant Journal

domenica 6 ottobre 2013

The Departed

Frank Costello: "Io non voglio essere un prodotto del mio ambiente, voglio che il mio ambiente sia un mio prodotto."

Frank Costello"Quando avevo la tua età ci dicevano che potevamo diventare o poliziotti o criminali. Quando ai davanti una pistola carica... Qual è la differenza?"

Madolyn: "Sincerità non è sinonimo di verità"

The Departed, di Martin Scorsese, 2006



"Fratello dove vai?"
"Da nessuna parte"
"Vengo con te!"

East is east, di Damien O'Donnell, 1999.


"La palma ha la forma dell'anima dell'uomo"


Sacro GRA, di Gianfranco Rosi, 2013. Era dai tempi di The Tree of Life di Malock che non mi facevo due palle così al cinema.