giovedì 30 maggio 2013

L'ashtanga vinyasa yoga è noioso?

Una delle critiche più diffuse che insegnanti e praticanti di altri stili di yoga rivolgono all'ashtanga è che sia noioso, poiché ripete sempre la stessa sequenza di asana. Sicuramente l'ashtanga non è per tutti, in quanto assolutamente fuori dalla portata dei pigri, come diceva il suo fondatore, Sri K. Pattabhi Jois, riferendosi probabilmente ad una forma di pigrizia non solo fisica ma anche mentale. 

È pur vero che la scelta dello stile di yoga è assolutamente personale, e non a tutti può piacere l'ashtanga, ma dire che non piaccia in nome di una presunta monotonia è assurdo, per molteplici motivi.

In primo luogo è vero che la sequenza è sempre la stessa, però offre una varietà di asana completa e ben strutturata. Ogni asana è propedeutica a quella successiva, e la sequenza può essere suddivisa in gruppi di posizioni per funzioni fisiologiche e terapeutiche.

Quindi una pratica ashtanga ben strutturata è sempre bilanciata su tutti gli aspetti che una lezione di yoga deve dare e non è necessario aggiungere asana accessorie con funzioni già previste da altre. 

Inoltre le sequenze sono abbastanza lunghe, padroneggiarle abbastanza bene nella loro interezza è un lavoro che richiede molto tempo, spesso anni. Imparata la Prima Serie, c'è la Seconda e poi la Terza, la Quarta, ecc. ecc. Per chi ha l'opportunità di praticarlo a tempo pieno, l'ashtanga offre un percorso di studio tendenzialmente infinito.

Le asana proposte sono fisse e sono varie, ma soprattutto sono tante. Da quando pratico ashtanga vinyassa yoga ho smesso di fare qualche asana, ma ne ho conosciute parecchie che non avevo mai incontrato in altri stili, e se proprio devo fare un confronto, sono molte di più le asana nuove che ho imparato rispetto a quelle che ho "perso".

Oltretutto c'è un aspetto forse sottovalutato, ma a mio avviso fondamentale. Dover imparare a memoria la Serie richiede un notevole esercizio di memoria e concentrazione. Avere una sequenza fissa da memorizzare e da seguire permette di praticare focalizzandosi di volta in volta su aspetti diversi. 

Per esempio un giorno si può praticare concentrandosi sul respiro ujjayi e/o sul drsthi (direzione dello sguardo) per migliorare la concentrazione; un giorno si può praticare indirizzando l'attenzione alla tenuta dei bandha; oppure sul flusso della sequenza, privilegiando i vinyasa; oppure ancora si può praticare focalizzandosi sulle singole asana, lavorando soprattutto su quelle che evidenziano i nostri specifici blocchi. 

Ancora, si può praticare privilegiando una particolare parte della sequenza: la prima parte, quella delle posizioni in piedi e di equilibrio, oppure i piegamenti in avanti della Prima Serie, mentre ogni tanto è sempre bene fare uno studio approfondito delle asana di chiusura. E poi a mano a mano che si migliora e si inizia a studiare anche la Seconda Serie si possono prevedere delle pratiche in cui si combinano parti della Prima e parti della Seconda.

Insomma, l'ashtanga vinyasa yoga è noioso? Mi chiedo per quanto tempo e con che risultati chi asserisce questo lo abbia praticato. Le combinazioni per praticare sono numerosissime e possibili proprio perché si hanno le basi di una sequenza fissa, che a mio avviso può essere paragonata alle fondamenta su cui poi costruire il proprio personalissimo percorso di crescita yoga. 


Namastè

(mf)


1 commento:

  1. Ciao, dopo tre anni di pratica di vari stili e vari maestri il settembre scorso sono approdato al ashtanga vinyasa. Si pure io ho sentito molte critiche su questo stile di yoga soprattutto da insegnanti.
    Noioso non mi era mai capitato. Ho sentito dire che è pura e semplice ginnastica, che fa più male che bene, che è una moda per aumentare l'ego degli occidentali. Ho praticato con tre maestri/insegnanti e sempre il loro metodo la loro scuola è meglio sopra tutte le altre. Così gettano discredito per attirare acqua al loro mulino e perché gli allievi sviluppino una diffidenza per altre scuole-tradizioni così da tenerli ben stretti a sé. Il bene e il male a mio avviso sta in ogni cosa! Dipende da come ci si approccia. In qualsiasi stile , scuola , tradizione di yoga se non ce yama e Niyama e soprattutto consapevolezza che questi sono i pilastri che reggono tutto, qualsiasi tipo di pratica avrà sempre il condizionamento della dualità bene e male. A me l'ashtanga vinyasa sta dando molto, ed è solo sei mesi e mezzo che lo pratico. Sono riuscito a trovare una continuità e assiduità che in altri stili non mi riusciva. Ho imparato a essere più flessibile con me stesso, più paziente, meno esigente, più umile ad accettare e vedere i miei limiti e a cercare strade diverse per vedere se posso varcare la soglia di essi. Ora riesco a completare la serie prima con pochi vinyasa e con delle varianti in alcune posizioni ma la strada è lunga e già ho raccolto risultati e penso andrà sempre meglio. Sono autodidatta, non posso permettermi la spesa di un maestro di ashtanga. La fonte di studio per me è il libro di David swenson manuale per la pratica e teoria e pratica dello yoga di iyenghar e vari video su YouTube. Io sono convinto che ognuno abbia da trovare il suo stile e praticare con onestà e dedizione e i risultati ariveranno. Non sono i diversi tipi di yoga che fanno la differenza ma siamo noi e il modo d'approccio a creare i risultati. Io personalmente pratico sia la prima serie e parzialmente la seconda, ho fiducia nei maestri che hanno dato questi insegnamenti, ho fiducia nella pratica!, perché essa stessa è l'essenza dei maestri e non resta che agire.
    Concludo augurando Buona pratica a tutti! Di qualsiasi scuola o tradizione essa sia.
    Mirco

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