martedì 24 maggio 2016

69 mutande

[MOMENTO AUTODENUNCIA]

Tempo di cambi di stagioni, di disperati tentativi di mettere ordine nei propri armadi e un po' anche nella propria testa e nella propria vita. 
Sono sempre più convinta che traslochi e cambi di stagione dovrebbero essere assurti a potentissimi strumenti di (auto)analisi. 
Per esempio, chi lo avrebbe mai detto che avrei passato in rassegna importanti tappe della mia vita riordinando il cassetto delle mutande. Partendo dal numero: 69 mutande. 
69 è sicuramente un numero suggestivo, ma 69 mutande collezionate sono troppe, anche per una compulsiva, anche se alcune hanno anche 15 anni, portati più o meno bene. 
E quindi via con la cernita, con grandissima fatica sono riuscita a farne fuori 22, alcune delle quali effettivamente dismesse da tempo immemore, altre oggettivamente immettibili, causa usura, buchi, deformità, ma che continuavo imperterrita ad usare a causa della pericolosissima comodità della sciatteria, alla quale, ad un certo punto, bisogna sforzarsi di ribellarsi. 
Me ne sono rimaste 47, ancora tantissime, ma tutte con una storia o una funzione imprescindibile.

Le veterane: sono nel cassetto da anni, e mi hanno accompagnata in momenti epici/storici della mia vita: soprattutto nei viaggi e nei corsi. Guardarle riporta alla mente immagini di valigie fatte e disfatte per le mete e le situazioni più disparate.

La mutanda da sposa, veterana tra le veterane. È una delle 15enni, l'elastico ormai smollato, ma tutto sommato tiene botta, a perfetta metafora del matrimonio. Conservate per motivi puramente affettivi e a memoria del fatto che uno dei motivi* per cui vale la pena sposarsi è fare sesso col vestito da sposa. E questa è una verità che nemmeno Sex and The City osò rivelare. 
*Sicuramente non l'unico, ovviamente non il più importante, ma probabilmente tra i più memorabili e divertenti. 

Le sexy, di ogni varietà di colore, tessuto e forma che possano in qualche modo impreziosire, rendere appetibile e desiderabile il lato A e lato B. Belle, ma di una scomodità indicibile, come i migliori oggetti di puro design. Inoltre, come Bridget Jones ci insegna, le probabilità che "qualcosa di sexy" succeda sono inversamente proporzionali all'eventualità di indossarle. Del resto, in caso di "qualcosa di sexy", se lui si sofferma a fare valutazioni estetiche sull'intimo non è quasi mai un buon segno. Il discorso potrebbe cambiare se il "qualcosa di sexy" coinvolge una lei. In ogni caso la loro funzione principale è di essere usate per il cambio dopo lo yoga, sfoggiarle con le amiche di spogliatoio inducendole a credere di avere una vita privata super interessante, a dispetto del fatto che da lì a un quarto d'ora mi andrò a infilare il pigiama.

Le mutande da yoga. Minimaliste e perfette, come lo yoga. Sono quelle che alla fine metto sempre e comunque, se reggeranno alle ingiurie del tempo e dei lavaggi hanno un futuro da veterane.

Due di numero culotte, per quando indosso vestiti trasparenti. Sebbene io non indossi più vestiti trasparenti almeno dal 2000.

Le mutande da ciclo, altrimenti dette i mutandoni della nonna, sono grandi, ti mortificano il fisico ma ti rassicurano l'anima, proprio come le nonne. Nascono per contenere bene l'assorbente, ma continuo ad usarle anche se sono passata alla coppetta, perché hanno il potere di contenere anche i picchi ormonali.

Le mutande di emergenza. Quelle acquistate in-extremis in una qualsiasi situazione in cui non prevedevi di aver bisogno di un cambio. Quasi sempre hanno colori improbabili e sono legati ad episodi goliardici, tipo ultimi treni/aerei persi e conseguenti nottate improvvisate da amiche fuori porta.

Questo per quanto riguarda le mutande, chissà cosa verrà fuori quando sistemerò il resto dell'armadio.




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