L'autobiografia di Gandhi è uno dei classici esempi delle storpiature di traduzione sofferte dai titoli.
Titolo tradotto: "La mia vita per la libertà.". Molto suggestivo, per carità, ma abbastanza lontano dal titolo originale: Un'autobiografia o la storia dei miei esperimenti con la verità (An Autobiography or The Story of my Experiments with the Truth).
Il libro è fedelissimo al titolo (quello originale) e riporta una carrellata di esperimenti in vari campi, alimentare, medico, spirituale, politico, ecc. tutti fatti in nome del raggiungimento della Verità. Da questi esperimenti nasceranno il movimenti che faranno la storia (non solo dell'India) del Satyagraha (fermezza nella verità) e quello della Aimsha (non-violenza).
Ecco una selezione di citazioni da libro:
"L'uomo non ha capacità di conoscere la verità assoluta e perciò non può permettersi di punire".
I sistemi per raggiungere la verità sono semplici e ardui nel contempo, possono sembrare difficilissimi ad una persona arrogante e facilissimi invece ad un innocente.
Ma allora ero erroneamente convinto che la ginnastica non c'entrasse affatto con l'educazione, mentre oggi so che nel programma di studi l'esercizio fisico dovrebbe andare di pari passo con lo sviluppo intellettuale.
Un uomo sincero deve saper anche essere scaltro.
Considero la donna l'incarnazione della tolleranza.
Per una ciotola d'acqua offrì un buon pasto
Ad un gentile benvenuto inchinati con ardore;
Per una semplice monetine restituisci oro;
Se la vita vuoi salva, non salvaguardarti.
Così osserva le parole e le azioni del saggio;
Ogni minimo favore ricompensa dieci volte.
Ma i veri nobili sanno che tutti gli uomini sono uguali,
E lietamente ricambiano con il bene il male ricevuto.
(Strofa didattica gujarati da cui Gandhi fu ispirato).
Il gusto ha origine non nella lingua, ma nella mente.
Il simbolo della giustizia è una bilancia sorretta in modo equo da una donna cieca ma saggia. Il fato l'ha accecata apposta, affinché essa non giudichi le persone dalle apparenza, bensì dal loro valore intrinseco.
Ma sempre nella vita proprio la mia passione per la verità mi ha insegnato ad apprezzare la bellezza del compromesso. Più tardi capii che questa idea è parte essenziale del Satyagraha [...], la verità è dura come il diamante e tenera come il bocciolo.
Per me è sempre stato un mistero perché gli uomini si sentano onorati quando impongono delle umiliazioni ai loro simili.
Per esperienza comune sapevo che le latrine dei ricchi sono le più sporche, infatti erano buie e puzzolenti e rigurgitanti di luridume e di vermi.
Ho l'impressione che ridessero delle mie idee.
A Dio si poteva chiedere solo giustizia.
Non esiste barriera che l'amore non può infrangere.
La mia esperienza mi ha portato a constatare che il modo migliore per ottenere giustizia è trattare gli altri con giustizia.
Oggi mi rendo conto che siamo tutti più liberi e leggeri dopo aver ripudiato gli orpelli della "civilizzazione".
Gandhi [riferendosi a scarpe e posate, introdotti in India dai colonizzatori inglesi].
È ozioso speculare se sono giusti o sbagliati fatti già avvenuti. È utile capirli e, se possibile, trarne una lezione per l'avvenire, ma è difficile sapere con certezza come si comporterebbe un dato uomo in una data circostanza. Sappiamo anche che il giudicare un uomo dal suo completamente esteriore può portare a conclusioni inesatte, essendo il giudizio basato su informazioni incomplete.
Quando si tratta di scegliere fra libertà e cultura, chi non ammetterà che la prima è da preferirsi mille volte alla seconda?
Mi resi conto che quando si trattava di farle compiere i suoi doveri, non potevo contare sulla collaborazione e della comunità, mentre invece ci potevo contare quando si trattava di esigere diritti. [...] Non si riesce a far lavorare la gente se non con una dose di pazienza infinita. È il riformatore che auspica la riforma, non la società, dalla quale egli non deve aspettarsi altro che opposizione, odio e anche persecuzioni mortali.
La verità è come un grande albero, più viene curato più dà frutti, è più si scava nella miniera della verità, più si scoprono le ricche gemme che vi sono sepolte, sotto forma di possibilità sempre più varie di dedicarsi ad una quantità di opere di assistenza.
Il lavoro di uno lo facevano in tanti e di molte cose importanti non si occupava nessuno.
Che pesante fardello di peccato e di ingiustizie impongono agli uomini la ricchezza, il potere ed il prestigio!
Per quanto occupati si possa essere , bisognerebbe sempre riuscire a trovare il tempo di muoversi un po' come si trova sempre il tempo di mangiare.
Come poteva quell'uomo immaginare le difficoltà in mezzo alle quali si dibatteva la
povera India? Come poteva capire le necessità, le abitudini, le idiosincrasie e le tradizioni della gente? Come poteva, lui abituato a valutare le cose a suon di sterline d'oro, mettersi improvvisamente a calcolare in termini di monetine di rame? Come l'elefante non può fare i ragionamenti che farebbe una formica, per quanto ci provi, così gli inglesi non possono pensare come se fossero indiani o tanto meno dettar legge al loro posto.
Uno scrittore considera quasi sempre un solo aspetto di una questione, mentre ogni caso lo si può osservare da non meno di sette punti di vista, che saranno probabilmente tutti giusti, ma non nello stesso momento e nelle me desume circostanze.
L'uomo e le sue azioni sono due cose ben distinte. Laddove una buona azione merita lode e una cattiva azione biasimo, l'agente - sia l'azione che ha commesso buona o cattova - merita sempre rispetto o pietà a seconda del caso. «Odia il peccato ma non il peccatore»: è questo un precetto che, sebbene di facile comprensione, raramente viene praticato ed è per questo che il veleno dell'odio si propaga nel mondo.
L'ahimsa costituisce la base della ricerca della verità, e ogni giorno di più mi rendo conto di quanto vana è la ricerca della verità se l'ahimsa non ne è il punto di partenza. E giusto opporre resistenza ad un sistema ed anzi combatterlo, ma resistere e combatterne i promotori è come ritorcersi contro se stessi. Infatti noi abbiamo tutti gli stessi difetti, siamo tutti figli dello stesso Creatore e come tali rechiamo in noi un infinito potere divino. Disprezzare un solo essere umano significa disprezzare il potere divino e far male non solo a quel singolo essere umano, ma con lui a tutto il mondo.
Nulla si deve tralasciare, una volta iniziato, a meno che non si tratti di cosa moralmente ingiusta.
Lo scrivere è già di per sé una prova di verità.
Lo scopo del giornalismo dovrebbe essere l'assistenza sociale: la stampa riveste un potere gigantesco, ma come un torrente lasciato scorrere liberamente può sommergere e devastare intere campagne e raccolti, così una penna adoperata senza freno non può portare altro che distruzione. Se il controllo viene esercitato dall'esterno risulta più dannoso addirittura della mancanza di controllo, mentre si dimostra utile solo se esercitato dall'interno. Se questo ragionamento è esatto, quanti giornali al mondo supererebbero la prova? Ma chi si prenderebbe la responsabilità di sopprimere quelli che non si sono rilevati utili? E ancora, chi potrebbe fare da arbitro in questa disputa? L'utile e l'inutile vanno di pari passo, come il male e il bene, e l'uomo deve scegliere.
La mia esperienza mi insegna che se hai il cuore puro, le sventure portano con sé anche il rimedio per debellarle.
Chi aspira alla verità deve agire con la massima prudenza. Lasciare che una persona creda ad una cosa che non è stata verificata a fondo vuol dire compromettere la verità.
A mio parere Unto This Last può essere così sintetizzato:
1. Il bene individuale è parte integrante del bene comune.
2. L'opera dell'avvocato vale quanto quella del barbiere, in quanti tutti hanno il medesimo diritto di guadagnarsi da vivere con il proprio lavoro.
3. Una vita dedita al lavoro, come quella del contadino e dell'artigiano, è la sola degna di essere vissuta.
(Per saperne di più: http://www.librinlinea.it/titolo/i-diritti-del-lavoro-unto-this-last/RAV0135069)
(Per saperne di più: http://www.librinlinea.it/titolo/i-diritti-del-lavoro-unto-this-last/RAV0135069)
Le macchine a volte si comportano come se avessero bisogno di riposo, esattamente come noi.
I bambini ereditano dai loro genitori le qualità quanto le sembianze fisiche. L'ambiente in cui vivono ha sì un ruolo importante, ma la base da cui inizia la vita del bambino è l'eredità dei suoi antenati. Ho conosciuto bambini che hanno superato con successo le conseguenze di un'eredità negativa, e ciò può avvenire grazie alla purezza, qualità intrinseca dell'anima.
Gli esperimenti sono sempre troppi pochi e i sacrifici non sono mai troppo se si vuole pervenire a questo accordo con la natura; purtroppo oggigiorno la corrente va decisamente nella direzione opposta, non ci vergogniamo di sacrificare molte altre vite per ornare il nostro corpo mortale e per cercare di prolungarne l'esistenza di alcuni fuggevoli attimi, così uccidendoci, anima e corpo. Per curare una vecchia malattia ne provochiamo cento altre; per godere dei piaceri dei sensi alla fine perdiamo la capacità di godere. Tutto questo ci sta davanti agli occhi, ma nessuno è più cieco di chi non vuol vedere.
Il vero libro di testo per un ragazzo deve essere il suo insegnante. [...] L'educazione spirituale non la si può imparare sui libri: così come l'educazione fisica viene impartita con l'esercizio fisico e all'educazione della mente si arriva per mezzo dell'esercizio intellettuale, l'educazione spirituale è possibile soltanto esercitando lo spirito, esercizio del tutto subordinato al carattere dell'insegnante.
E lungo il cammino verso la verità spariscono l'ira, l'egoismo, l'odio, eccetera, perché altrimenti non è possibile raggiungerla: l'uomo fuorviato dalle passioni, anche se sincero e animato da buone intenzioni, non arriverà mai alla verità; affinché la ricerca della verità sia coronata da successo bisogna svincolarsi dall'amore e dall'odio, dalla felicità e dalle miserie.
Chi è reduce da un lungo digiuno non deve avere fretta di riguadagnare le forze e deve frenare l'appetito: occorrono forse maggior prudenza e autocontrollo per interrompere un digiuno che per continuarlo.
Non sempre ci è concesso di sapere chiaramente qual è il nostro dovere, spesso chi cerca la verità è costretto a brancolare nel buio.
Quella della non violenza è una teoria complessa: noi siamo esseri mortali indifesi, coinvolti nella violenza (himsa). Il detto «la vita vive della vita» ha un profondo significato, l'uomo non può vivere nemmeno un momento senza commettere violenze a livello conscio o inconscio. Il fatto stesso che egli è vivo - che mangia, beve e si muove - implica necessariamente l'himsa, ovvero una sia pur minima distruzione di vita; perciò chi è votato alla non violenza tiene fede al suo credo se la molla che ispira tutte le sue azioni è la pietà, se fa di tutto per evitare la distruzione anche della creatura più minuscola, se si adopera per salvarla è così senza sosta combatte per sfuggire alla mortale spirale della violenza. Il suo autocontrollo e la sua pietà aumenteranno incessantemente, ma egli non potrà mai liberarsi del tutto dalla violenza altrui.
Inoltre, poiché la base dell'ahimsa è l'armonia della vita, l'errore del singolo coinvolge tutti per questo l'uomo non può liberarsi dalla violenza. Fintanto che egli sarà un essere sociale non potrà evitare la violenza che la stessa vita sociale implica.
Non è impossibile fare l'avvocato senza scendere a compromessi con la verità [...] però nemmeno la verità serve a mondare una professione dai suoi difetti di struttura.
È mio dovere offrire alla gente tutto i rimedi legittimi contro l'ingiustizia; una nazione che aspira a diventare libera deve conoscere le vie e gli strumenti per ottenere la libertà.
L'esperimento rappresenta la chiave allo Swaraj (libertà).
I legami spirituali sono di gran lunga più preziosi di quelli materiali: i legami fisici avulsi da quelli spirituali sono come un corpo senz'anima.
Sino a che vi saranno religioni diverse, ognuna di esse avrà particolari simboli esterni, ma se il simbolo diventa un feticcio e serve a dimostrare la superiorità di una religione sull'altra, è ora di scartarlo.
Era venuto il momento in cui la gente si doveva battere vittoriosamente per cambiare le cose.
Ho trasgredito agli ordini impartitimi, non per mancanza di rispetto dell'autorità costituita, ma in obbedienza alla legge superiore che ci comanda, la voce della coscienza.
Quando il fine è politico, ma la causa non lo è, là si danneggiava dandole un aspetto politico, mentre la di aiutava mantenendola entro limiti non politici.
Ek tek (mantieni la promessa)
La prima cosa era cercare di liberare i contadini dalla paura, inculcandogli l'idea che i funzionari non erano i padroni, bensì i servitori del popolo, dato che erano pagati dal contribuente. E sembrava quasi impossibile far loro accettare la necessità di essere cortesi ma coraggiosi nel contempo: appena si liberavano dalla paura dell'autorità, come impedirgli di rispondere con insulti agli insulti? Ma se si comportavano così tradivano il Satyagraha, l'inquinavano come una goccia di arsenico inquina il latte. Mi resi conto più tardi che avevano imparato la lezione di cortesia molto meno bene di quanto io avessi sperato e l'esperienza mi ha dimostrato che la cortesia è la parte più difficile del Saryagraha - per cortesia non si intende solo il modo di parlare garbato adottato per l'occasione, ma la bontà innata e il desiderio di non nuocere all'avversario, sentimenti che dovrebbero ispirare ogni azione del Satyagrahi.
L'adempimento di un dovere corrisponde automaticamente alla concessione di un diritto.
Solamente quando una persona ha obbedito scrupolosamente alle leggi della società, è in grado di giudicare quali regole siano buone e giuste e quali ingiuste e inique è solo allora gli spetta il diritto di applicare la resistenza passiva contro certe leggi, in caso ben definiti. Il mio errore fu di non rendermi conto di questa limitazione, avevo incitato la gente ad applicare la resistenza passiva prima che se ne fosse dimostrata degna e l'errore mi parve grande come l'Himalaya.
La mia esperienza costante mi ha convinto che non vi è altro Dio al di fuori della verità [...] e il solo sistema per arrivare alla realizzazione della verità è l'ahimsa. [...] Per riuscire a vedere faccia a faccia lo Spirito della verità, universale e onnipresente, bisogna riuscire ad amare la più modesta creatura quanto noi stessi. È un uomo che nutre questa aspirazione non può esimersi dal partecipare a nessun aspetto della vita, ecco perché la mia adorazione per la verità mi ha portato ad interessarmi anche di politica; posso affermare senza la minima esitazione, sebbene con molta umiltà, che coloro che sostengono che la religione non c'entra con la politica ignorano cosa sia la politica.
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