Nel 1915 Salvatore Sini scrive "A Diosa" (la dea) struggente poesia in "limba" (lingua sarda) in cui un uomo innamorato canta alla sua donna lontana - per motivi di forza maggiore - tutto il suo amore. Diosa risponde a sua volta con il suo canto d'amore "A Diosu", pregandolo di tornare di corsa, non rubando le ali ad un angelo (come dice lui), ma prendendo un treno, ma anche a piedi o a cavallo.
Siamo in piena Prima Guerra Mondiale e "A Diosa" e "A Diosu" raccontano i sentimenti dei soldati partiti al fronte fra le fila della Brigata Sassari e delle loro donne rimaste a casa ad aspettarli, spesso invano.
Poco dopo questa poesia fu musicata da Giuseppe Rachel e diventò Non potho reposare, la canzone che da allora è nella colonna sonora della vita di ogni sardo, nonché la canzone in sardo più conosciuta e più amata nel mondo.
La leggenda narra che per garantire a Rachel i diritti d'aurore, Sini - non essendo iscritto alla SIAE - registrò il testo a nome di Max Leopold Wagner.
Qua il testo completo e tradotto delle poesie originali "A Diosa" e "A Diosu".
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