mercoledì 27 settembre 2017

Integrità

Una pazienza selvaggia mi ha portato fin qui
come se avessi dovuto portare a riva
una barca con un affannoso motore fuoribordo
vecchi maglioni, reti, libri macchiati dal nebulizzatore
buttati nella prua.
Una specie di sole mi brucia le scapole.
Pervade gli scalmi. Emana calore da una parte all’altra.
Ci si possono ustionare le braccia, lambite dal dolore
al sole offuscato come rabbia non detta
dietro una nebbia fortuita.
La durata della luce del giorno
in questo estremo settentrione, in questo
quarantanovesimo anno della mia vita
è critica.
La luce è critica: di me, di questo
mio approdare, lungamente sognato e involontario,
alle braccia di un mare di entroterra.
Il luccichio della secca
che scompare nell’ombra
lo riconosco: il campo di pini
in verità violacei, verdi nella vecchia cartolina
ma di fatto non ho nessuno eccetto me stessa
a cui far visita; nulla
permane nel regno della pura necessità
eccetto quanto le mie mani possono portare.
Nulla eccetto il mio stesso io? ….. I miei io.
Dopo tanto tempo, questa risposta.
Come se avessi sempre saputo
conduco la barca a riposo, semplicemente.
Il motore si spegne sui ciottoli
le cicale che riprendono il loro canto
fatto cadere nel silenzio.
Rabbia e tenerezza: i miei io.
E ora posso credere che essi respirino in me
come angeli, non come polarità.
Rabbia e tenerezza: il genio del ragno
per filare e tessere in un unico gesto
dal proprio corpo, ovunque —
persino da una ragnatela rotta.
La cabina nel campo di pini
è ancora in vendita. Lo so. Conosco l’impronta
lasciata dall’ultimo piede, la mano che ha sbattuto e chiuso a chiave la porta,
e poi si è fermata per ri-avvolgere la clematide
buttata giù dalla pioggia sul reticolato
senza alcuno scopo se non il gesto stesso.
Conosco la cartina appesa sulla bacheca
la teiera gelida appoggiata sulla piastra.
Le mani che hanno piantato quei chiodi
che hanno svuotato quella teiera ancora un’ultima volta
sono queste due mani
le stesse che hanno afferrato il bambino mentre balzava fuori
da in mezzo a due gambe tremanti
le mani che hanno usato l’aspirapolvere
e accarezzato le tempie sudate
e guidato la barca in questa luce del sole calda
offuscata, luce critica
che brucia impercettibilmente
la pelle che queste mani leniranno.

Adrienne Rich (trad. Elena Marchesi)

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