mercoledì 30 maggio 2018

“Guardare ciò che tutti hanno guardato e vedere quello che nessun altro ha visto”.

Thomas W. Myers

mercoledì 23 maggio 2018

Donne che corrono con i lupi ~ Clarissa Pinkola Estés
(una selezione di citazioni dal libro)

Hambre del alma 

Ogni volta che alimentiamo l'anima è garantita una crescita.

Se avete una cicatrice profonda, questa è una porta. Se amate il cielo è l'acqua tanto da non poterlo quasi sopportare, questa è una porta. Se desiderare fortemente una vita più profonda, una vita più piena, una vita più sana, questa è una porta.

Ma non tutto è perduto per sempre.

Vi rivelerò subito che non appartengo alla divina schiera di coloro che vanno nel deserto e tornano gravidi di saggezza. Sono passata da molti focolari, e ho sparso doni angelici là dove ho dormito, ma il più delle volte, invece della saggezza, ho trovato episodi sconvenienti di Giardasis, Escheria Coli e dissenteria amebica. Questo è il fato di una mistica della classe media dagli intestini delicati.

Cantare significa usare la voce-anima. Significa dire nel respiro la verità del proprio potere e del proprio bisogno, soffiare anima nella cosa che soffre o ha bisogno di reintegrarsi.

Quel che si può vedere nell'oscurità non è necessariamente visibile alla luce del giorno.

Va bene l'audacia, ma non la temerarietà.

Anche nel migliore dei mondi l'anima ha bisogno di essere di tanto in tanto rinfrescata.

Un deserto è un luogo in cui la vita è molto condensata. Le radici di ciò che vive sono aggrappate all'ultima lacrima d'acqua, e il fiore tesaurizza l'umidore apparendo soltanto presto la mattina e nel tardo pomeriggio. La vita nel deserto è piccola ma brillante, e quanto accade si svolge per lo più nel sottosuolo. Come la vita di molte donne.

L'iniziazione non è mai finita

La cultura è la famiglia delle famiglie.
[...]
La cultura cura. 

Se non custodisci i tuoi tesori, ti verranno rubati.

Se troppo saprai, presto invecchierai.

Nulla va mai del tutto perduto nella psiche.

La natura non chiede permessi. Fiorite e venite alla luce quando vi aggrada.

Amare significa stare con. Significa emergere da un mondo di fantasia in un mondo in cui è possibile un amore sostenibile a faccia a faccia, ossa contro ossa, un amore fatto di devozione. Amore significa restare quando ogni cellula dice: Scappa!
~
Paradossalmente quando uno dei due innamorati tenta la fuga, la relazione è investita di più vita. [...] Questo fenomeno è una delle grandi tragicommedie dell'esistenza.

"Alla fine, tutti dobbiamo baciare la strega".

Recita un antico detto: «Ignoranza è non sapere nulla ed essere attratti dal buono. Innocenza è conoscere tutto ed essere ancora attratti dal buono».
[...]
In questo stato di saggia innocenza si entra lasciando cadere cinismo e protezionismo, e rientrando nello stato di meraviglia che si osserva nella maggior parte di coloro che sono molto giovani, e in molti che sono molto vecchi. È la pratica di guardare con gli occhi di uno spirito sapiente e amante, e non con quelli del cane bastonato, della creatura inseguita, dell'essere ferito e in collera. L'innocenza è uno stato che si rinnova con il sonno. Purtroppo, molti la gettano da parte con le coperte quando ogni giorno si levano. Meglio sarebbe portare con noi un'innocenza  vigile, e tenercela stretta per riceverne calore.
Quella lacrima che dice: «Ammetto la ferita».

L'amore nella sua forma più piena è un susseguirsi di morti e rinascite. Muore la passione e rinasce. Il dolore viene scacciato e rispunta da un'altra parte. Amare significa abbracciare e nel contempo sopportare molte fini e molti inizi, il tutto nella stessa relazione.

La Morte conduce la danza, sua partner è la Vita.

Amare è imparare i passi, far l'amore è danzare quella danza.


La fioritura ci toccava in sorte su questa terra. Fiorire, non soltanto sopravvivere, è il diritto che ci spetta dalla nascita in quanto donne.

Per essere in grado di vedere le svolte giuste, dobbiamo saper vedere quelle sbagliate.

Toccando il fondo, sebbene ciò sia estremamente doloroso, si trova anche il terreno per la semina.

C'è qualcosa nella fame che provoca un obnubilamento del giudizio.
Rileggere brani di libri o di poesie che ci hanno commosse. Passare anche soltanto pochi minuti in riva d un fiume, accanto a un corso d'acqua o in una caletta. Sdraiarsi per terra nella luce che filtra dagli alberi. Stare con la persona amata senza avere i bambini attorno. Sedere sotto il portico a sgranare, sbucciare o rammendare qualcosa. Camminare o guidare per un'ora, senza meta, e poi tornare. Prendere un autobus con destinazione ignota. Tamburellare con le dita ascoltando musica. Salutare il sole che sorge. Raggiungere un posto dove le luci non interferiscono con il cielo notturno. Pregare. Stare con un amico speciale. Sedere su un ponte lasciando ciondolare le gambe. Tenere in braccio un bambino piccolo. Sedere in un bar, accanto alla finestra, e scrivere. Sedere in una radura tra gli alberi. Asciugarsi i capelli al sole. Aprire le mani sotto la pioggia. Curare le piante e sporcarsi ben bene le mani di terra. Contemplare la bellezza, la grazia, la commovente fragilità degli esseri umani. 

I vecchi Inuit dicono che il respiro di un Dio e il respiro di un essere umano, quando si mescolano, fanno sì che una persona crei una poesia intensa e sacra.
Proprio la poesia e il canto sacro andiamo cercando, la grande occasione di usare il linguaggio selvaggio che impariamo nelle profondità del mare. 

Molto tempo fa la parola inglese "alone", solo, era composta da due parole, "all one". Essere "all one" significava essere nell'unicità, essenzialmente o temporaneamente. È proprio questo il fine della solitudine.
[...]
Nei tempi antichi, come riportano medici-guaritori, religiosi e mistici, la solitudine intenzionale era un palliativo e anche una misura preventiva. Vi si ricorreva per sanare la fatica e per prevenire il logoramento. Era usata anche come oracolo, un modo per ascoltare il Sé interiore onde sollecitare consigli e guida, impossibili a udirsi nel frastuono della vita quotidiana.

Non è difficile a farsi, il difficile è rammentarsi di farlo.

“Ella habla por en medio en las piernas”.

Dimenticare è un gesto attivo, non passivo.

Forse non ci sarà il finale "e poi vissero felici e contenti", ma quasi per certo ci sarà un nuovo "C'era una volta" per ricominciare.

La redenzione cura la ferita un tempo aperta. Ma rimarrà certo una cicatrice. Al cambiare del tempo la cicatrice dorrà ancora. Questa è la natura del vero lutto.

Il nostro desiderio di morire senza morire.

Anche se molte saranno le cicatrici, è bene ricordare che, nella resistenza alla tensione e alla pressione, la cicatrice è più forte della pelle. 
Capo espiatorio.

A nessun essere senziente in questo mondo è concesso di restare per sempre innocente.

Il Diavolo simboleggia la forza oscura della psiche, il predatore [...]. Questo Diavolo è un brigante archetipo che ha bisogno della luce, la vuole, l'assorbe. In teoria, se gli fosse data la luce - ovvero una vita con la possibilità di amare e creare allora il Diavolo non sarebbe più il Diavolo.

Arricchimento e reintegrazione.

Dicendo «reclamare», pensiamo all'inoltro di proteste e lagnasse, perché questo è l'uso attuale del termine. Ma ha un significato più antico, derivante dal'antico francese reclaimer, che significava «richiamare il falcone liberato». Dunque far sì che qualcosa del selvaggio torni quando è richiamato.

Il meglio non può e non si deve nascondere.

Se non vai nei boschi, nulla accadrà mai, e la tua vita non avrà mai inizio.


Historias que son medicina.
[...]
Una storia non è semplicemente una storia. Nel suo senso più innato e consono, è la vita di qualcuno. Sono il numen della sua vita e la familiarità di prima mano con le storie che portano a rendere la storia una «medicina».
[...]
Andate e lasciate che le storie, ovvero la vita, vi accadano, e lavorate queste storie dalla vostra vita - la vostra, non quella di qualcun altro -, riversateci sopra il vostro sangue e le vostre lacrime e il vostro riso finché non fioriranno, finché non fiorirete.



E la cosa migliore da dire che non ti viene mai in punta di lingua al momento giusto, ma sempre solo e soltanto due ore dopo.

sabato 19 maggio 2018

Fami_lies

Pos_sedere

"Ora osserviamo la tartaruga e l'aquila.
La tartaruga è una creatura terricola. È impossibile vivere più vicino al suolo di così senza essere praticamente sottoterra. I suoi orizzonti spaziano di pochi centimetri. Ha la rapidità che occorre per una battuta di caccia alla lattuga. È sopravvissuta al passaggio dell'evoluzione perché tutto sommato non rappresentava un pericolo per nessuno ed era troppo complicata da mangiare. E poi c'è l'aquila. Una creatura di aria a altitudini, i cui orizzonti si estendono ai confini del mondo. Dalla vista abbastanza acuta da intuire il viavai di qualche stridulo animaletto nel raggio di un chilometro. Tutta potere, tutta controllo. Morte fulminante su ali. Artigli sufficienti per trasformare in cibo qualunque cosa più piccola, e fare almeno un rapido spuntino con quelle più grandi. Eppure, appollaiata per ore sul dirupo, l'aquila sorveglia i reami del mondo finché non coglie un movimento in lontananza, e allora si concentra, concentra, concentra sulla piccola corazza che barcolla tra i cespugli laggiù nel deserto. E salta… Un minuto dopo la tartaruga scopre che il mondo si sta allontanando. Lo vede per la prima volta, non più a due centimetri da terra, ma da un'altezza di centocinquanta metri, e pensa: che grande amica è quest'aquila.
Poi l'aquila la lascia andare.
E quasi sempre la tartaruga precipita e muore. Tutti sanno perché la tartaruga si comporti così: la gravità è un'abitudine difficile da perdere. Nessuno sa perché l’aquila si comporti così: una tartaruga è un buon piatto, ma visto lo sforzo, qualsiasi altra cosa è un piatto migliore. È che le aquile ci provano gusto, nel tormentare le tartarughe.
Ma naturalmente, ciò di cui l'aquila non si rende conto è di avere un ruolo in una sorta di selezione naturale molto rozza.
Un giorno una tartaruga imparerà a volare".

Terry Pratchett




giovedì 17 maggio 2018

“Utile sì. Definitivo no”.

Parole che amo: frangente.



“Lui era un angelo in cerca di caos, lei era un demone in cerca di pace.”

Il mezzo è il massaggio.

L’intero corpo umano è, tra le altre cose, un complesso sistema di trasmissione di informazioni. Il famoso assioma di Marshall McLuhan “il mezzo è il messaggio” è un concetto anatomico prima ancora che sociologico. 

Volevo fare una porca figura. Feci soltanto una parca figura.



Parole che amo: cerchio.

Cerchio
Cerco
Cerco chi?
Cerc’io

Parole che amo: cerchio.
Da cerchio deriva il verbo “cercare”, perché il movimento tipico di chi cerca qualcosa è quello di camminare in modo circolare.

Ci si riunisce in cerchio per cercare sé stessi nel riflesso degli altri. 


Volevo fare una porca figura. Ma sono vegetariana e feci soltanto una figura zucchina.


La donna che sussurrava ai lavelli.

“Io non sono ricca, sono ereditiera, e c’è una bella differenza”.


Il senso di colpa è una gran motivazione.


Ci sono i libri che si leggono, e ci sono i libri che ti leggono.

Volevo fare una porca figura. Feci soltanto una figura da porca.