lunedì 9 luglio 2018

Parole che amo: confini e cominci.

E se invece di confini (con+fine, finire insieme), si chiamassero cominci (da cominciare, dal latino cum+initiare, iniziare insieme - mantenere una linea di contatto seppure espandendosi verso direzioni diverse), non sarebbe meglio? Potrebbe chiamarsi il comincio tra Francia e Italia, il comincio tra India e Cina, ecc...

Con-fine. Il punto dove di due aree si incontrano e con-dividono un elemento che le separa e nello stesso tempo con-nette.


Può sembrare paradossale, ma tracciare i confini è un tracciare una linea di contatto più ancora che di separazione.

Adoro i luoghi di confine. Catalizzatori di energie speciali e dispensatori di possibilità. Puoi ancora scegliere da che parte andare. Anche i tempi di confine sono i miei preferiti: Alba, tramonto, fasi lunari, eclissi, equinozi, solstizi. Porte, passaggi, dove non sei più una cosa (tanto per dire, notte) e non sei ancora l’altra (il giorno), in cui se già qualcos'altro (che ne so, autunno), ma porti ancora i segni di ciò che hai lasciato (estate). Ma credo che sì, tutto ciò si possa anche estendere alle relazioni esattamente con la stessa simbologia. 


Senza confini ci sarebbe confluenza e quindi un grande caos, se non ci sono confini io non mi identifico e quindi non ci può essere contatto. Questo non significa che il confine è negativo, anzi esso è sacro, soprattutto nelle relazioni. Potrebbero chiamarsi anche punti di relazione e punti di risonanza, quando sono armoniosi, oppure punti di dissonanza in caso contrario.

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