L'ira della dea si trasforma in amore materno
Nella mitologia indiana, talvolta, è lo stesso Śiva che riesce a placare lo slancio distruttivo della sua paredra. Nel Liṅga-Purāṇa, ad esempio, si narra che il demone Dāruka prese a tormentare gli dèi e, a causa di una concessione, soltanto una donna avrebbe potuto ucciderlo. Brahmā, allora, si rivolse al dio Śiva, il quale a sua volta si rivolse a Pārvatī che entrò, senza che nessuno se ne accorgesse, nel corpo del suo sposo. Ivi la dea plasmò un nuovo corpo nero col veleno contenuto nella gola di Śiva e, successivamente, quest’ultimo la emise nella forma terrificante di Kālī, la quale, circondata da spaventevoli Incubi, i piśāca, trucidò Dāruka. Ciononostante, l’ira di Kālī non si placò. Tanto che l’universo intero, scosso dalle sue grida e dai suoi passi grevi, continuava a tremare. Fu così che Śiva, grazie al potere della sua māyā, assunse le fattezze di un bambino che piangeva per la fame. Trovandosi di fronte a quel fanciullo sofferente, allora, Kālī non poté fare a meno di soccorrerlo ed allattarlo. Con il latte, tuttavia, Śiva aspirò via anche la collera della dea.
Diego Manzi
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