Lo yoga non è mai una posizione da prendere e tenere in modo perfetto, ma è una possibilità da scoprire, una possibilità che è in noi, è già presente in noi, e che va solo lasciata esprimere.
[...] Le posizioni non vanno né prese né tenute, vanno “com-prese”, perché nel momento in cui comprendo quella posizione comprendo me stesso. Ma ho bisogno di tempo, mi devo dare tempo. Il tutto e subito nello yoga non esiste. Non ci sono obiettivi nello yoga, ma il vissuto di quello che stiamo “facendo”, il vissuto della nostra azione, di tutte le sensazioni che si stanno manifestando in questa azione. Le posizioni a corpo libero vanno respirate, in quanto nello yoga il respiro è il cuore della pratica. I limiti, più che superati, vanno affrontati gradualmente, così da scioglierli attraverso il respiro e trasformarli in opportunità che fanno emergere il nostro potenziale. Le posizioni non solo possono essere modificate in base alle esigenze, ma è proprio attraverso questo adattamento della posizione alle nostre possibilità, e il nostro adattamento alla posizione, che si instaura quel processo di risveglio che trasforma “il dover raggiungere la forma esteriore perfetta”, spesso associata a stereotipi, in una possibilità di liberarsi da questo pregiudizio, e concedersi finalmente la possibilità di essere semplicemente ciò che siamo.
Lo yoga è attraversare le soglie del nostro essere grazie al respiro, andando a sciogliere tutte le varie ipotesi di ciò che siamo, i nostri abiti mentali, i pregiudizi, passare dal “fare” all’essere.
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