Non so voi, ma io e mia sorella da ragazzine finanziavamo le nostre parche spese (più che altro sigarette e una bevuta al bar, su tzilleri) racimolando le monete dimenticate più o meno casualmente da nostro padre in giro per la casa o per la macchina.
Alla fine le lasciava in giro apposta, e si era inventato una specie di rito... il babbo tornava a casa, e non appena si trovava al nostro cospetto infilava la mano nella lunga tasca dei suoi pantaloni e ne faceva “suonare” il contenuto. A noi ci brillavano gli occhi, e pregustando il ricco bottino lo incalzavamo contente: “Nicchedde?!?!”
(Può darsi che la parola derivi da nichel, come nichelino).
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