Su acchiappare e chiappa ci dice il sito unaparolaalgiorno:
“Sgombriamo il tavolo e arriviamo subito al punto culturalmente più rilevante: l'acchiappare c'entra con le chiappe? La risposta è complessa e intrigante — e non è un 'no' incontrovertibile, ma nel caso sono le chiappe a entrarci con l'acchiappare, e non il contrario.
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Nell'acchiappare c'è uno sforzo d'intenzione molto forte, eppure non particolarmente violento. Pensiamo a come l'afferrare possa evocarci subito una presa stringente, uno strattone, come fanno anche l'acciuffare, e l'agguantare. Quella del laccio è una mediazione che frapponendo una certa distanza evita un contatto diretto e una diretta violenza; [...] nell'acchiappare non riconosciamo più questo senso preciso di accalappiare col laccio, eppure resta un prendere molto intento (serve una certa arte per acchiappare), psicologicamente coinvolgente, ma poco manesco, poco brutale. Non a caso è il verbo d'elezione per i giochi di bambini — e un suono in cui la fanno da padrone le occlusive contribuisce a rendere il senso avvincente del termine.
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Linguisti eminenti hanno proposto che l'acchiappare, anzi il chiappare, sia effettivamente la base per le chiappe, cioè le natiche — e questo darebbe soddisfazione all'eco che sentiamo fra acchiappare e chiappa. Il problema è che il passaggio non è spiegato dal punto di vista del significato: anche se la natica è offerta come punto più vicino all'ipotetico inseguitore, anche escludendo da subito l'uso di un laccio le sue rotondità non danno comunque facile appiglio, e il nesso ci manca. E per non frustrare la curiosità diciamo che altri piuttosto, secondo la ricostruzione che pare più accreditata, la fanno scaturire in metafora dalla 'chiappa' quale termine antico (di origine preindoeuropea) che descriveva una sporgenza rocciosa: la natica effettivamente sporge, muscolare, e una simile metafora è del tutto poetica.”
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