lunedì 16 giugno 2025

Che cosa ne faccio del mio privilegio?

Momento di autodenuncia. Ovvero breve storia di me stessa che cerco di decolonizzare me e il mio mondo dal patriarcato (SPOILER: ne devo mangiare ancora di pane duro).

Sono nata femmina, e sono diventata donna.

E da donna, per tantissimo tempo ho diligentemente ubbidito a tutto ciò che il patriarcato aveva sapientemente previsto per il mio genere.

Mi si zittiva, e stavo zitta, convita che quello che avrei voluto dire fosse stupido, irrilevante, noioso.

Mi si molestava e non protestavo, prendendo per buono che non fossero molestie ma complimenti.

Mi si diceva “le donne sono le peggiori nemiche delle donne” e ci sono cascata con tutte le scarpe, mettendomi spesso e del tutto inconsapevolmente in competizione con altre donne, soprattutto se si trattava di un uomo, tanto mi ero bevuta la favola che essere preferita ad un’altra donna potesse davvero essere la misura del mio valore se non addirittura del senso stesso della mia esistenza.

Mi si umiliava, discriminava, svalutava, sminuiva e io interiorizzavo di non aver nessun valore.

Mi si intimava di dover avere un aspetto gradevole, conforme, giovane, e io spendevo immani quantità di tempo, energia e soldi per cercare di essere bella, magra, giovane, ma con un sentimento strisciante di continua inadeguatezza.

In quanto donna subisco da sempre ogni giorno una silenziosa sfilza di discriminazioni, troppe delle quali normalizzate e perciò non percepite come tali, nemmeno da me stessa, ma sempre con quella strisciante e sgradevole sensazione di qualcosa che non quadra che le accompagna. Ovviamente condivido questa sorte con tutte le donne del mondo.

Ma oltre essere donna sono anche di pelle bianca, cisgender, eterosessuale, benestante, normodotata, con un corpo sufficientemente conforme. Ovvero, godo di moltissimi privilegi. E tutti questi privilegi li ho sempre dati per scontati, fin quando il femminismo non è entrato nella mia vita.

Da allora è iniziata una lunghissima, dolorosissima, difficilissima rassegna di tutto ciò che ho sempre negato di me stessa per conformarmi ad un ideale di donna irraggiungibile. E subito dopo è iniziato un duro lavoro di autocritica per stanare il maschilismo interiorizzato, il razzismo interiorizzato, l’omofobia interiorizzata, l’abilismo e il bodyshaming interiorizzato, e qualsiasi altra discriminazione normalizzata di cui ancora non mi accorgo.

E a interiorizzare sono stata bravissima, e so di essere in ottima compagnia.

E allora, come ci si decolonizza dal maschilismo per liberarsi da tutte le discriminazioni ingiuste subite? E ancora, come ci si rimette a posto con la coscienza quando si prende la bruciante consapevolezza che sì, anche io ho contribuito, e alla grandissima, ad alimentare e perpetuare discriminazioni e brutture di ogni genere?

Non c’è una ricetta, ognuno troverà la sua strada. L’unica cosa certa è che si può procedere sono un passo alla volta e da decolonizzare c’è davvero tantissimo e non è detto che basti questa vita e forse neppure la prossima per completare l’impresa.

Personalmente sto cercando di svincolarmi da tutta quella serie di aspettative che una società patriarcale ha su di me, donna sulla cinquantina, cerco di riconnettermi davvero con chi sono e con quello che mi piace. Ammetto che è faticoso.

E poi tengo fermo a mente che tutto ciò che scivola facile nella mia vita (e in quella di chi mi circonda) è frutto di privilegio, non di merito e ahimè nemmeno di diritto (una delle conquiste peggiori del patriarcato è di aver trasformato in privilegi anche i diritti fondamentali) e in continuazione mi pongo la domanda: che cosa ne faccio del mio privilegio?

lunedì 9 giugno 2025


Cara neo-mamma, 

Quello che ti auguro e che spero per te, è che quando 

ripensi alla storia del tuo parto, tu possa coglierne la bellezza, in qualsiasi modo sia andato. 

Forse c’è stato del dolore o forse del conflitto, o forse addirittura un trauma (e di tutto questo mi dispiace tantissimo), e forse questi aspetti rendono difficile trovare la magia, ma forse se guardi alla tua storia con un nuovo sguardo potrai vedere quanto sei stata coraggiosa, bella, potente.

Anche se niente è andato come avresti voluto, o come avevi previsto, anche se tutto ha fatto male e se hai dovuto affrontare dolore e delusione, spero che tu sappia che la tua storia è unica e sacra. Come ogni storia di parto e di nascita.

A volte i sentieri che meno ci aspettiamo e desideriamo possono condurci alle lezioni più profonde.

Partorendo hai viaggiato tra i mondi e trasformato la polvere di stelle in vita. 

Che tu fossi in una sala operatoria, o aggrappata al tavolo della tua cucina, hai fatto qualcosa di magico: hai portato una nuova anima sulla Terra. Hai raggiunto le profondità del tuo essere e ti sei arresa all'intensità schiacciante, hai guardato la morte in faccia e hai toccato l'essenza della tua umanità. Ti sei permessa di diventare un sacro portale di luce e di vita. Non è una cosa immensa?

Forse non  conosco la tua storia di parto, ma so che sei stata potente, coraggiosa, infinita, e so che in ogni storia di parto c’è uno spazio di guarigione. E spero che anche tu possa vedere tutto questo.

Se vuoi parlarne insieme, scrivimi in privato.

Scegli la doula, farà la differenza.


Art: Catie Atkinson

Chi ben respira è a metà dell’opera.

domenica 8 giugno 2025

Easy is better

🕉️💟

Parole che amo: intimità, entrarsi dentro.

♾️

“Allen Cohen disse che se tutti gli uomini potessero aiutare i propri figli a venire al mondo e li vedessero nascere dalle loro donne, non ci sarebbero più guerre. Aggiungerei che se i bambini nascessero naturalmente, senza farmaci, senza circoncisione, [senza clampaggio precoce e  separazione dallq madre, ndr], in sintonia con i propri ritmi, da donne integre (connesse, sensibili, non traumatizzate da episiotomie e assistenze non amorevoli), non ci sarebbe alcuna violenza. I bambini della nostra nuova era sarebbero in grado di abbandonare il nostro programma competitivo, di lotta e di violenza, perché non ci sarebbe più spazio per un dolore disconnesso e inespresso da "sfogare" che ferisce gli altri e noi stessi”.

Jeannine Parvati Baker  ~ Prenatal yoga e Natural Birth

venerdì 6 giugno 2025

Una preghiera per il ciclo mestruale

Grazie per il nostro sangue, Signore

Il nostro ciclo di fertilità.

Grazie per i nostri uomini, Signore

Il seme dei nostri figli.

Grazie per il nostro latte, Signore

Che nutre i grandi spiriti.


A Prayer for Your Period

Thank you for our blood, Lord 

Our cycle of fertility. 

Thank you for our men, 

Lord The seeds of our children. 

Thank you for our milk, Lord 

Which nourishes great spirits.


Tratto da “After the Baby’s Birth… A Woman’s Way to Wellness” di Ibu Robin Lim


In foto, l’artista @jasminea_carter Jasmine Alicia Carter, dipinge mandala con il proprio sangue mestruale.