Lino Miele, Ashtanga Yoga – Lo yoga del respiro
Lino Miele |
Il primo impatto (con l’ashtanga yoga di Pattabhi Jois ndr) è stato di totale sorpresa, era l’esatto opposto dell’idea che ci eravamo fatti dello yoga. Ci siamo trovati davanti a un altro linguaggio. Qui c’erano sudore e respriro. Quando feci il primo saluto al sole, lì sentii l’energia, quella della terra. Questa cosa l’ho percepita subito. Non capivo ancora nulla però sentivo. Io ci ho messo 5 anni per capire e non mi vergogno a dirlo.
F: Vuoi dire che nell’Ashtanga Yoga è il corpo che deve trovare la posizione e non la mente?
L: è il respiro che la deve trovare
F: Insomma non bisogna pensare.
L: Esatto, non dovresti pensare. È un problema, questo del pensare continuamente, tipico del mondo Occidentale. Noi siamo abituati a intellettualizzare tutto. Prima viene l’intelletto, io devo capire, poi faccio; perché se non capisco, come faccio? Nell’Ashtanga Yoga è tutto molto più istintivo all’inzio.
Il sanscrito è una lingua troppo complessa, dove una parola può avere fino a quattro significati.
Questo binomio, movimento e respirazione, ci fa sentire bene. Il nostro “ego” cresce in sintonia con le potenzialità del nostro corpo, scoperte e acquisite con la pratica. (…) Dunque questo ego cresce ed è sbagliato, ma lo devi capire da solo. Prima lo fai nascere, lo fai crescere, lo capisci e poi lo butti giù. (…) Quindi l’ego monta, monta, monta e poi lo stronchi quando e solo perché lo hai conosciuto.
Il bandha è esperienza. (…) Esperienza del respiro, una parte che difficilmente viene controllata. Ci vogliono anni.
Se il respiro nutre l’azione e l’azione nutre la postura, ogni movimento diventa gentile, preciso e perfettamente stabile.
In media un uomo respira 21.600 volte al giorno.
Nessun commento:
Posta un commento