(Titolo originale Mirror, mirror)
Su Tarsem si è già scritto tutto e il contrario di tutto, il termine con cui lo si descrive più spesso è visionario, aggettivo ormai abusato almeno quanto i suoi canoni visivi. È diventato un po' come la sua famosa pubblicità: si odia o si ama.
Io l'ho amato alla follia in gioventù come pubblicitario e l'ho completamente ignorato come regista di videoclip e di film.
L'ho ritrovato dopo tanti anni quasi per caso, ma con tanta curiosità, in questo film per bambini. Sul suo Biancaneve ho letto recensioni contrastanti: assolutamente negative o completamente entusiastiche. Lo si odia o lo si ama ancora oggi a quanto pare, e ancora tutti lo definiscono visionario.
Non riesco a concordare completamente né con gli uni, né con gli altri.
Ho trovato lui, Tarsem, sempre molto simile a se stesso. Immagini, scenografie, costumi ingombranti e ambiziosi, ma certamente spettacolari. Il film non mi ha convinta del tutto, ma in qualche modo mi ha colpita.
Julia Roberts nel ruolo della matrigna è spiazzante. Nel mio immaginario infantile la matrigna era di una cattiveria manifesta e austera. Questa invece è in apparenza melensa, cortese e innocuamente veniale, immersa nella sua vanità, anche se poi di fatto si rivelerà velenosa, pungente, pianificatrice. E in questo senso Julia Roberts è perfetta per rappresentare la subdola perfidia di chi vuole manipolare gli altri dissimulando dolcezza e altruismo, di chi finge di amare il prossimo per sfruttarlo, che si tratti della figlia, del servitore fidato, di un aspirante marito o del popolo governato. In realtà alcune sue pulsioni sono talmente umane che a tratti viene da fare il tifo per lei.
Biancaneve è post-femminista come tutte le ultime eroine del cinema di animazione (Rapunzel, Giulietta di Gnomeo solo per citarne un paio) se la cava abbastanza autonomamente e spesso è risolutiva nell'aiutare il principe, ma ne è comunque innamorata, non rinnega il suo bisogno di un uomo che la ami e il meglio lo dà nel gioco di squadra con gli amici nani e, appunto, il suo principe, che forse non la salva più, ma di sicuro la sostiene.
I nani, briganti travestiti da giganti, sono i personaggi più interessanti. Rinnegati dalla società in quanto 'indesiderabili' hanno trasformato le loro debolezze in punti di forza e doneranno questo insegnamento all'amica Biancaneve, che in cambio li riscatterà agli occhi del popolo. Vengono liberati dai bambineschi nomi disneyani e dotati di una caratterizzazione più decisa. Napoleone (vanitoso ed esperto di moda), Macellaio (sempre un po' diffidente e bastian contrario), Lupo (selvaggio e passionale), Grimm (in omaggio alle origini della fiaba), Mangione (sempre affamato), Riso (orientale e sorridente), Mezza Pinta (aveva un pub, ama bere).
Finale bollywoodiano, con cui forse Tarsem omaggia le sue origini indiane, non brilla certo per originalità ma non contrasta con l'effetto minestrone di tutto il film.
Matrigna: "La chiamarono Biancaneve probabilmente perché era il nome più pretenzioso che potessero inventare."
Nani: "Mai fidarsi di nessuno più alto di un metro e venti."
(I nani a tavola, discutono sul possibile motivo della tristezza di Biancaneve)
"Perché reagisce così?"
"idiota, perché lo ama!"
"Lo ama?!? Ha cercato di ucciderla oggi!"
"E allora? Che cos'è per te l'amore?"
"Qualcuno che ti passa le patate..."
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