L'inchino è un meraviglioso modo per salutare, ringraziare, esprimere rispetto, stima e devozione. Un gesto bellissimo, che racchiude - spesso sottolineato dal silenzio - significati immensi. Esattamente come ci viene raccontato in questo aneddoto da Marco Restelli (estratto da Yoga Journal n. 70 - febbraio 2013)
"Mi trovavo a Osaka (città bruttina, ma con una vivace vita notturna) in una radio privata, ospite di amici che mi avevano presentato il dj. Ero nello studio radiofonico con questo dj che a un certo punto introdusse un gruppo rock, quattro ragazzi vestiti in uno stile "tipo-punk". E in quel momento accadde una piccola magia: quando i rockers vennero presentati al pubblico che li ascoltava via radio, si inchinarono al microfono. Non credevo ai miei occhi: quattro "selvaggi" punk con le creste e le borchie che si inchinano a un microfono. Perché? Non erano in tv, erano in radio, non c'era nessuno a vederli! Nessuno a parte me e il dj che però eravamo alle loro spalle. A chi si inchinavano dunque? Al vuoto?Eppure ci fu un attimo di silenzio in cui i radioascoltatori poterono intuire che i quattro rokers li avevano silenziosamente salutati. La tradizione era più forte delle creste, delle borchie, del rock metallaro. Un inchino, un microfono e una sala di registrazione vuota: ecco il Giappone."
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