Per poter amare veramente, una persona deve poter sentire di essere anche in grado di distruggere, dentro di sé e a livello metaforico si intende, l'oggetto del proprio amore, perché se non lo può distruggere lo teme, e non si può amare ciò di cui abbiamo estremo bisogno o paura. Quando eravamo spaventati dalla forza della natura, abbiamo sentito il desiderio, come razza umana, di distruggerla (e non si può dire che non ci siamo riusciti) ed è stato soprattutto allora che sono nato movimenti ecologici motivati da un profondo amore per essa. Analogamente, una persona che idealizza l'amato, né teme talmente la perdita, o gli umori, e ne ha un tale bisogno emotivo da rendersi dipendente da lui e da non avere più la serenità di base per poterlo amare. C'è attaccamento, non amore.
Quando una persona si accorgerà di essere in grado di ferire l'altro, di poterne ridimensionare l'immagine e diminuire il ruolo che costui occupa nella sua vita, di poterne anche fare a meno, solo allora potrà provare un sentimento di affetto e non di bisogno, cioè di amore e non di innamoramento.
In pratica come fare, con tutto ciò che la nostra cultura, la nostra famiglia, il posto di lavoro si aspettano da noi, a essere noi stessi senza offendere o destabilizzare le persone che ci stanno intorno?
Da "La malattia sana" di Jader Tolja e Divna Slavec
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