martedì 11 ottobre 2016

Parole che amo: limite

Parole che amo: limite, dal latino limes, sentiero obliquo o traverso che traccia i confini. 

Quando ho iniziato a fare yoga i limiti mi sembravano qualcosa da superare. Intanto era già qualcosa saperli riconoscere. 
Poi con la meditazione divennero qualcosa da accettare. Infine col tantra sono diventati aspetti di se stessi con un senso ben preciso, qualcosa di necessario.

Pare che il "trucco" sia tutto nel non confondere i mezzi con i fini. La macchina con l'autista. Lo strumento con il musicista. Insomma ci siamo capiti. Anzi no, perché dirlo è facile. Esperirlo con corpo, mente e spirito all'unisono è tutta un'altra storia. 

Ma i limiti hanno soprattutto un aspetto affascinante, che chissà perché abbiamo perso.

Per i Romani i limiti territoriali pubblici e privati erano qualcosa di sacro. Spostarli o rimuoverli era considerato un delitto e provocava l'ira degli dei. A protezione dei limiti era preposta una divinità, Limite o Termine, la quale veniva adorata con riti ed offerte ben precise e altro non era che un aspetto di Giove, il padre saggio degli dei.

Perché gli antichi sapevano molto meglio di noi che i limiti vanno onorati e che più  che definire le nostre debolezze, esaltano il nostro potere.

Fonti:


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