“Lo sai, ci vuole scienza, ci vuol costanza ad invecchiare senza maturità...”
Così cantava Guccini, descrivendo con gran precisione l’illusorietà dell’eterna giovinezza di noialtre affette da sindrome di Peter Pan.
Ma cosa vuol dire maturare?
Maturo, dal latino maturus, con una forte somiglianza con l’antico slavo matorù (vecchio). La radice etimologica è la stessa di mattutino e di misurare. Infatti anche misurare viene da “mata” nel senso di tempo (“il misuratore per eccellenza”), da cui parole come mattino, metro, mese.
Etimo.it definisce maturo “chi è venuto presto, di buon’ora e indi chi è giunto a compimento, a perfezione”. Infatti, riferendoci alla frutta, quando è matura è il momento migliore di coglierla e mangiarla.
Allora forse non è un caso se la mattina mi sveglio sempre più presto. Invecchiare significa in qualche modo avvicinarsi consapevolmente alla morte; dormire sempre meno, in fondo, è un tentativo di vivere un po’ di più.
E se non posso evitare di invecchiare (a meno di non morire), per questi 44 anni e per quelli a venire mi regalo di invecchiare maturando, di misurarmi verso un compimento* sentendomi finalmente pronta per essere (ac)colta, in primis da me stessa e poi da chiunque lo vorrà.
Maturando, e forse qualche volta sarà un ma turando.
*parola che a sua volta suggerisce un completamento, con-pire, riempire con, non a caso si dice compleanno o compiere gli anni.
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