venerdì 14 dicembre 2018

José Samarago, Le intermittenze della morte. Citazioni dal libro.



Non sono competente per formulare giudizi [...], vivere con i miei stessi errori mi dà già abbastanza daffare.

Mai più è troppo tempo.

Il risultato finale, ed è proprio questo che caratterizza gli autentici dilemmi, sarebbe stato sempre lo stesso.

Cimiteri di vivi.

Contro ciò che deve essere non c’è forza che tenga.

L’enorme capacità di sopravvivenza di quei famosi lati oscuri della natura umana.

La morte, di per sé, da sola, senza alcun aiuto esterno, ha sempre ammazzato molto meno dell’uomo.

Su di noi, la morte conosce tutto, e forse è per questo che è triste. Se è vero che non sorride mai, è solo perché le mancano le labbra, e questa lezione di anatomia ci dice che, al contrario di ciò che ritengono i vivi, il sorriso non è una questione di denti.

Realmente, non c’è al mondo niente di più nudo di uno scheletro.

Le mani sono due libri aperti, non per le ragioni, supposte o autentiche, della cartomanzia, con quelle linee del cuore e della vita, della vita, signori miei, avete sentito bene, della vita, ma perché parlano quando si aprono o si chiudono, quando accarezzano o colpiscono, quando asciugano una lacrima o celano un sorriso, quando si posano su una spalla o accennano un saluto, quando lavorano, quando stanno ferme, quando dormono, quando si svegliano.

Le speranze hanno quel certo destino da compiere, nascere l’una dall'altra, ed è per questo che, malgrado le tante delusioni, non sono ancora finite a questo mondo.

Era facile dirlo, ma sarebbe stato molto meglio tacerlo, perché spesso le parole hanno effetti contrari a quelli che si erano proposti.

È il mio più grande difetto, dico tutto sul serio, anche quando faccio ridere, soprattutto quando faccio ridere.

Nessun commento:

Posta un commento