mercoledì 10 febbraio 2021

Parole che amo: puzzle.

Che perfetta metafora della vita, della mente, delle relazioni.

L’arte della pazienza. L’arte di cercare di rimettere insieme i pezzi, passando per mille tentativi ed errori, per sviste e colpi di fortuna. Ma anche l’arte dell’inganno, dell’auto-inganno, dell’attenzione, del particolare, della precisione.

Ci sono pezzi che capisci subito dove vanno: di solito sono i confini, fisici del puzzle o delle immagini che raffigura. Magari ci metti un po’ per sistemarli, ma sono relativamente semplici e riconoscibili.

Ci sono pezzi che per giorni e giorni sei convinto appartengano ad una parte, ad una figura, ma l’incastro giusto non arriva mai, e solo dopo mille estenuanti tentativi ti accorgi che il loro posto era da tutt’altra parte e che non sempre le cose sono come sembrano. Anzi a volte sono proprio quello che non ti saresti mai aspettato. 

Poi ci sono quei pezzi che appoggi senza neanche pensarci troppo e invece loro si incastrano al primo colpo come per magia. Intuito? Fortuna? Destino? Forse tutte queste cose insieme. 

Gli ultimi 30/40 pezzi vanno da soli, sembrano già conoscere la loro strada, finalmente non hanno tentennamenti. Tutto ciò che sembrava impossibile rimettere insieme ha preso una forma, un’immagine, dei colori, offrendo una sensazione di ordine e di perfezione. 

Forse sarà così anche alla fine della nostra vita: ogni esperienza, ogni cosa vissuta, ogni sbaglio e ogni grande gesto, ogni persona incontrata, sia stata amata o odiata, tutto si rimetterà insieme per offrire la perfetta immagine di ciò che siamo sempre stati. 

Forse siamo solo un gruzzolo di pezzetti sparpagliati che stanno andando verso il loro incastro perfetto.

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