Joachim-Ernst Berent, Il terzo orecchio. Citazioni dal libro.
Una delle singolari manifestazioni della decadenza dell’uomo moderno è il crescente indebolimento del senso dell’udito.
Marius Schneider
L’occhio guida l’uomo nel mondo, l’orecchio porta il mondo nell’uomo.
Lorenz Oken
L’occhio valuta, l’orecchio misura.
La corrispondenza tra la realtà dei numeri e la realtà psicologica ci colpisce come un miracolo.
La musica è l’aritmetica dell’animo, che non è consapevole del suo contare.
Vedere è uguale a cercare.
L’orecchio trova, l’occhio cerca.
L’udito è il più spirituale dei nostri sensi.
A mano a mano che la mia preghiera si faceva più assorta e più interiore avevo sempre meno da dire. Infine divenni totalmente silente. Divenni, e questo è ancora più in antitesi col parlare, uno che ascolta.
Prima pensavo che pregare significasse parlare. Ma poi imparai che pregare non è solo tacere: è ascoltare.
Sören Kierkegaard
Pregare non è parlare, è ascoltare: essere attento, passivo, aperto, pronto, pronto come un grembo. Pregare è femminile, ma il sacerdozio è una cosa maschile.
Bhagwan Shree Rajneesh
Ascolta, e la tua anima vivrà!
Isaia
L’occhio penetra, l’orecchio riceve.
La cultura dell’occhio è patriarcale.
La cultura dell’orecchio è matriarcale.
Autori di lingua inglese hanno attirato l’attenzione sulla somiglianza di suoni tra il sostantivo eye (occhio) e il pronome I (io). Quando si sentono queste sue parole fuori dal loro contesto, non si possono distinguere. Perciò Krishnamurti afferma: «L’occhio dice Io!»
Il mio occhio dice «Io!», però non mi può vedere, non può vedere quello che sta per il mio ‘io’, cioè il mio viso. Sono pochi quelli che ci pensano: possiamo udire noi stessi (e direttamente, perché fra gola e orecchio interno c’è un canale diretto: il suono non deve uscire dalla bocca e penetrare di nuovo attraverso il padiglione auricolare), ci possiamo sentire con il tatto, possiamo sentire il nostro odore, il nostro sapore. Ma per poter vedere me stesso, e il mio viso, ho bisogno di uno specchio. O di una fotografia. È vero, l’occhio dice: «Io! Io!», ma lo dice agli altri. Sa ben poco di me stesso.
E ogni tempo diventò presente.
Hermann Hesse
Per sua stessa natura il ‘superamento’ deve superare se stesso.
La vita si esprime per paradossi.
Chi ha orecchi, ascolti.
Chi ha occhi, ascolti e veda.
Chi ha mani, ascolti e veda e faccia.
Chi ha piedi, ascolti e veda e faccia e cammini.
Chi ha una bocca, ascolti e veda e faccia e cammini e parli.
E stia in silenzio
e stia in silenzio
e stia in silenzio
e parli.
Kurt Wolff
Noi non vediamo che non vediamo.
Rupert Sheldrak
Il suono dell’estate.
Ma io sento: il silenzio. È il silenzio che sento per primo. Come un peso che posso afferrare. Un peso greve, liscio. I miei orecchi lo sentono, come fossero delle dita che toccano. Percepisco: si sente al tatto che quel peso è buono.
Penso: è tanto che non sentivi un silenzio così.
Mi occupo del silenzio. È vivo. Una goccia di silenzio. I miei orecchi penetrano dentro di essa. Sono dentro di essa. La goccia diventa universo. Un cosmo che comincia a risuonare. Questo è il cosmo. In primo luogo il lago. Un ritmico gorgogliare. Una nota bassa, un po’ gorgogliante, e due più alte: ‘ciac’, ‘ciac’. Un ritmo a tre. Come se il lago ballasse un valzer. Non è una danza gioiosa. È lenta, piena di abbandono, tranquilla. Appendendosi al collo di qualcuno. Al collo di chi? Mi chiedo. Al collo cocente, grosso, taurino dell’estate.
Prima che noi facciamo musica, è la musica che fa noi... La struttura profonda della musica è identica alla struttura profonda di tutte le cose.
George Leonarpp
Quale spazio chiamiamo tempo?
Non imparate la verità sull'essenza del tempo perché pensate che il tempo sia solo una cosa che passa.
Bassui Zenji
Il tentativo di vivere secondo l’idea che le parti (in cui scomponiamo il mondo) siano veramente separate fra loro è il principale responsabile delle crisi estremamente minacciose che ci troviamo a fronteggiare sempre più spesso. Questo modo di vivere, come si sa, ci ha regalato l’inquinamento ambientale, la distruzione dell’equilibrio naturale, la sovrappopolazione, il caos economico e politico che regna in tutto il mondo...
David Bohm
Il déjà vu della coscienza.
Il mondo non ti contiene, il mondo sei tu...
Angelus Silesius
‘Tutto è uno’ è un sapere antichissimo dell’umanità. Solo singoli esseri umani, e anche singole civiltà, lo possono perdere. L’umanità nella sua totalità lo conserva: non lo può perdere, perché lo sanno i suoi geni. Perciò non è indispensabile che lo sappiano le sue teste. Per tutti noi questo sapere lo hanno conservato gli indiani, i maestri zen e i sufi, i maghi messicani e gli stregoni africani, i sacerdoti dei villaggi balinesi e i monaci tibetani, gli sciamani e i guaritori di tutte le culture. Ma fra quelle popolazioni non sono solo i santi, i monaci, i guru e i sacerdoti a saperlo: ogni persona, anche la più povera e più ignorante, lo sa, lo vive e lo sente. [...] Anche noi lo sappiamo. [...] È un ‘archetipo’, inciso profondamente dentro tutti noi: tutto è uno.
Tutto converge nell'ascolto.
All'origine di tutti gli apparecchi musicali della nostra cultura c’è il monocordo dei pitagorici. Ma questi non avrebbero saputo dire se il monocordo fosse un apparecchio fatto per la fisica o per l’arte. Non avrebbero neppure potuto rispondere, come l’uomo moderno: per entrambe. Semplicemente non sarebbero riusciti a comprendere come si possano separare la fisica e la musica.
Stirb und werde.
(Muori e diventa)
Goethe
Tutto quello che è accaduto nel corso dell’evoluzione sonnecchia nei nostri geni. Evoluzione non significa che la specie precedente sostituisce completamente quella precedente, ma che tutte le specie che precedono trapassano e rimangono conservate in tutte quelle che seguono. Niente va perduto.
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