martedì 28 gennaio 2020
Parole che amo: curandaio/a.
Termine arcaico che può essere considerato l’equivalente di curandero/a.
La parola italiana però oggi è usata ancora solo nel settore delle lavanderie!
Fonti:
lunedì 27 gennaio 2020
giovedì 23 gennaio 2020
Mariama Bâ, Una così lunga lettera, citazioni dal libro il cui titolo italiano è anche Amica mia
“Dove soffre una donna, soffre l'intera umanità”.
Gioioso miracolo della nascita, tenebroso miracolo della morte. Tra i due, una vita, un destino.
Ero una donna abbandonata: una foglia che volteggia ma che nessuna mano osa raccogliere, avrebbe detto mia nonna.
E dopotutto, si è madri per comprendere l’indefinibile. Si è madri per illuminare le tenebre. Si è madri per proteggere, quando i lampi irrompono nella notte, quando i tuoni percuotono la terra, quando il fango fa sprofondare. Si è madri per amare, senza inizio e senza fine.
Parole che amo: ostetrica.
Dal latino ob+stetricem (colei che sta dinanzi). In italiano si pone l’accento sul suo “stare”, sul suo esserci.
In francese si dice sage-femme, donna saggia.
In inglese è midwife, dove mid è la versione arcaica di with (con) e wife sta per donna.
In spagnolo è partera e in portoghese parteira, in quanto figura che assiste al parto.
Ogni lingua evidenzia uno dei tanti aspetti di questa nobile professione che si prende cura della salute della donna.
“Non ci sono creature strane, solo persone miopi”.
(Dal film: Animali Fantastici: I Crimini di Grindelwald).
L'AMORE SI FA IN TRE
Se tu fossi la certezza e lui la passione
sarebbe tutto facile e banale,
invece stasera insieme a te
guarderò il suo film preferito
e son certa che ti piacerà.
Ho usato le tue frasi per conquistarlo,
si può essere più troia?
Ma non ho colpa se lui è l’uomo
da amare fino all’alba,
e tu sei l’alba, e lui il fiume
furioso di cui sono la diga
che tu hai progettato.
Vi nascondo nelle bugie,
ma so che dentro me vi amate
e immagino segretamente
un caffè tutti e tre insieme;
non va oltre la mia perversione,
tranne quando sogno che fate a pugni
e di curarvi le ferite.
Dalla silloge "Se mi ami sopravvalutami" di Viviana Viviani
Il mio nome è Monica F. Sono nata il 17 giugno 1974.
Sono piena del mio potere, anche se spesso me ne dimentico, perché perdo la fiducia in me stessa. Scelgo di esercitarlo e di esperirlo in ogni circostanza della mia vita e per il mio bene.
Decido per me stessa e per nessun altro. Decido di guardare la vita mia e degli altri senza giudizio e con compassione.
Tra il bene e il male ricerco l’unione degli opposti e la loro complementarietà.
Vado per la mia strada scegliendo come bussola il cielo, la luna, le stelle e le cangianti nuvole.
Scelgo le carezze, i sorrisi, gli sguardi e i silenzi.
Chiedo alla musica e al canto di poter accedere alla loro grazia, trasformando ogni mia dissonanza in armonia.
Scelgo le mie adorate sorelle come punto di riferimento, come fonte di ispirazione, come custodi delle mie confidenze, come amiche delle più belle avventure.
Cerco l’equanimità e il giusto agire. Scelgo la luce e le tenebre per apprendere ogni loro insegnamento. Scelgo la vita, e accolgo ogni morte che sarà per me necessaria.
Scelgo il cavallo come animale guida, scelgo il verde come colore, scelgo la magnolia come albero e scelgo la lavanda come pianta, scelgo i rovi di more come frutta, e le rose come fiori.
Scelgo come mio compagno l’uomo acqua, perché mi insegni a fluire, scelgo l’est come direzione per vedere sempre nascere il sole, scelgo il bosco come rifugio per i suoi profumi e suoni, scelgo la parola come arma di difesa, scelgo l’abbraccio e il tocco come cura.
Scelgo la fiducia in ciò che è stato, è e sarà.
(Grazie Sorella Rossa per l’ispirazione).
Canto della gratitudine sotto la luna e intorno al fuoco
Sempre grata al fuoco
Sempre grata alla luna
Sempre grata alla terra
Sempre grata al cielo
Sono grata, sempre grata
Sono grata per questa vita
Sono grata, sempre grata
Sono grata alla natura
Sempre grata alle mie sorelle
Sempre grata ai fratelli uomini
Sempre grata agli antenati
Sempre grata alle stelle
Sono grata, sempre grata
Sono grata per questa vita
Sono grata, sempre grata
Sono grata alla natura
Sempre grata alla cura
Sempre grata alla guarigione
Sempre grata alla trasformazione
Sempre grata a tutto l’universo
Sono grata, sempre grata
Sono grata per questa vita
Sono grata, sempre grata
Sono grata alla natura
Sempre grata a madre ayahuasca
Sempre grata al rapè
Sempre grata al kambò
Sempre grata a Yemanjà
Sono grata, sempre grata
Sono grata per questa vita
Sono grata, sempre grata
Sono grata alla natura
(Monica F.)
martedì 21 gennaio 2020
martedì 7 gennaio 2020
Nonna Mafalda, uno dei ricordi più belli della mia infanzia torinese.
Era una collega di mia madre, un po' più grande di lei, e la aiutava un po' in tutto, quindi anche con me, facendosi chiamare Nonna, visto che non ne avevo altri là. Mi portava in campagna, mi insegnava a cucire, a cucinare e l'arte del risparmio, tutti insegnamenti che si sono rivelati inutili, ma forieri di mille aneddoti meravigliosi.
Quando avevo 6 anni e mezzo la mia famiglia ha lasciato Torino per la Sardegna e da allora ad ogni Natale e ad ogni mio compleanno ho ricevuto un un biglietto di auguri di Nonna Mafalda con dei soldi per comprarmi un regalo. Non ne ha saltato uno. Ha solo smesso di mandarmi i soldi quando mia madre l'ha "rimproverata" dicendole che ormai ero diventata grande (managgia!).
L'ho rivista altre tre volte: in una mia visita a Torino a 17 anni, per la mia laurea a Siena, e per il mio matrimonio in Sardegna. E ogni volta sono scoppiata a piangere.
Era un carro armato, una donna fortissima con una vita difficile, aveva vissuto il dopoguerra più duro, era rimasta vedova molto giovane, però rideva sempre.
Se ne è andata l'anno scorso, in un momento in cui ero troppo presa dalla malattia di mio padre per rendermene conto, e solo adesso mi accorgo che non sono andata al suo funerale a salutarla per l'ultima volta. È una cosa che rimpiangerò sempre.
Poco fa mi ha telefonato sua figlia, e improvvisamente ho realizzato che non non riceverò più i biglietti di auguri di Nonna Mafalda, e ho iniziato a singhiozzare al telefono come una bambina.
Mi amava e mi trattava come se fossi davvero sua nipote, e non ho mai capito perché, e mi sono sempre sentita un po' in colpa per questo, come se approfittassi di un amore a cui in realtà non avevo diritto. Ma forse è davvero sempre così: i nonni danno tutto, i nipoti ne approfittano come piccoli grandi despoti, per poi accorgersi quando li perdono che erano un tesoro immenso e immeritato.
(scritto nel 2014)
Ad un sacro femminile ferito corrisponde un sacro maschile altrettanto ferito.
Vivere e assistere a importanti processi di guarigione mi commuove profondamente.
Vivere e assistere a importanti processi di guarigione mi commuove profondamente.
Mi inchino a voi, monumentali sorelle, l’energia di tutte voi era nel cerchio, dee meravigliose, infinita fonte di ispirazione, confronto, cura e guarigione.
Mi inchino a voi, sacri fratelli, alla vostra incredibile forza, disciplina, direzione.
Mi inchino alla Sacra Unione, di fratellanza e di amore, che si possa compiere sempre, trascendendo e trasformando le reciproche ferite.
Haux!
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