venerdì 16 novembre 2018

Parole che amo: domanda e risposta.

Parole che amo: do_manda (chissà cosa ti dà e dove ti manda) e ri_sposta (che ti sposta ancora).

Domandare, dal latino de+mandare, nel senso di consegnare/affidare/raccomandare ad altri la propria ricerca.

Risposta, dal latino re+spondere, promettere di nuovo.


Or_nata  
In_casi_nata 
Suo_nata.

Il Diavolo ha gli occhi chiari.

“Ma tu ci credi (ancora) nella coppia?”

Citazioni dal film “Georgia Rule” di Garry Marshall, 2007


Rachel: Per raccogliere bisogna seminare, ma sono così pochi a saperlo fare. Come ti chiami?
Simon: Simon...
Rachel: Mh...
Simon: Non ho una meta precisa
Rachel: Neanche io, andiamo.
Simon: Dove?
Rachel: Ovunque!
Simon: Be’ ci stavo andando da solo.
Rachel: Adesso non più. Considerati fortunato.
Simon: Lo sarei se tu non fossi qui.
Rachel: Considerati nei casini allora.
Simon: Non mi piace parlare.
Rachel: Perfetto, a me non piace ascoltare.
Tu sei matta?
No sono Rachel.

Non sembri cattiva.
Il trucco aiuta.

Non sarai un po’ squinternata?
Io mi definisco unica.
E sentiamo, quanti anni hai?
Quanti ne servono...
Servono a cosa?
A squinternarti.
Sei una ragazza pericolosa, eh?
Dipende dalla tua concezione di pericolo...
Sarebbe più sicuro cadere da cavallo.
Almeno non mi dovrai spazzolare dopo avermi montata.

Sarai un tipo sveglio ma ne dici di sciocchezze.

Nessuna buona azione resta impunita.

Simon: Qui si tratta di distinguere il bene dal male, le bugie dalla verità, e se non sai fare questa distinzione Rachel, non ti puoi fidare di nessuno. E se non ti puoi fidare non puoi amare.
Rachel: Come ci si sente ad essere così sicuri di sé?
Simon: Ci si sente bene.
Rachel: Raccontami di tua moglie, e del vostro rapporto.
Simon: Cosa vuoi sapere?
Rachel: Come la amavi.
Simon: Quando la accarezzavo era la parte migliore di me che veniva accarezzata. È così che si dovrebbe amare, Rachel.

Non esistono le bugie sincere?
No.

Te_m_po: te un po’.

Parole che amo: tempo.

Come disegneresti la dolcezza?


Joachim-Ernst Berent, Il terzo orecchio. Citazioni dal libro.

Una delle singolari manifestazioni della decadenza dell’uomo moderno è il crescente indebolimento del senso dell’udito.
Marius Schneider

L’occhio guida l’uomo nel mondo, l’orecchio porta il mondo nell’uomo.
Lorenz Oken

L’occhio valuta, l’orecchio misura.

La corrispondenza tra la realtà dei numeri e la realtà psicologica ci colpisce come un miracolo.

La musica è l’aritmetica dell’animo, che non è consapevole del suo contare.

Vedere è uguale a cercare.

L’orecchio trova, l’occhio cerca.

L’udito è il più spirituale dei nostri sensi.

A mano a mano che la mia preghiera si faceva più assorta e più interiore avevo sempre meno da dire. Infine divenni totalmente silente. Divenni, e questo è ancora più in antitesi col parlare, uno che ascolta. 

Prima pensavo che pregare significasse parlare. Ma poi imparai che pregare non è solo tacere: è ascoltare.
Sören Kierkegaard 

Pregare non è parlare, è ascoltare: essere attento, passivo, aperto, pronto, pronto come un grembo. Pregare è femminile, ma il sacerdozio è una cosa maschile.
Bhagwan Shree Rajneesh

Ascolta, e la tua anima vivrà!
Isaia 

L’occhio penetra, l’orecchio riceve. 
La cultura dell’occhio è patriarcale.
La cultura dell’orecchio è matriarcale.

Autori di lingua inglese hanno attirato l’attenzione sulla somiglianza di suoni tra il sostantivo eye (occhio) e il pronome I (io). Quando si sentono queste sue parole fuori dal loro contesto, non si possono distinguere. Perciò Krishnamurti afferma: «L’occhio dice Io!»

Il mio occhio dice «Io!», però non mi può vedere, non può vedere quello che sta per il mio ‘io’, cioè il mio viso. Sono pochi quelli che ci pensano: possiamo udire noi stessi (e direttamente, perché fra gola e orecchio interno c’è un canale diretto: il suono non deve uscire dalla bocca e penetrare di nuovo attraverso il padiglione auricolare), ci possiamo sentire con il tatto, possiamo sentire il nostro odore, il nostro sapore. Ma per poter vedere me stesso, e il mio viso, ho bisogno di uno specchio. O di una fotografia. È vero, l’occhio dice: «Io! Io!», ma lo dice agli altri. Sa ben poco di me stesso.

E ogni tempo diventò presente.
Hermann Hesse

Per sua stessa natura il ‘superamento’ deve superare se stesso.

La vita si esprime per paradossi.


Chi ha orecchi, ascolti.
Chi ha occhi, ascolti e veda.
Chi ha mani, ascolti e veda e faccia.
Chi ha piedi, ascolti e veda e faccia e cammini.
Chi ha una bocca, ascolti e veda e faccia e cammini e parli.
E stia in silenzio
e stia in silenzio
e stia in silenzio
e parli. 
Kurt Wolff

Noi non vediamo che non vediamo.
Rupert Sheldrak

Il suono dell’estate.

Ma io sento: il silenzio. È il silenzio che sento per primo. Come un peso che posso afferrare. Un peso greve, liscio. I miei orecchi lo sentono, come fossero delle dita che toccano. Percepisco: si sente al tatto che quel peso è buono.

Penso: è tanto che non sentivi un silenzio così.

Mi occupo del silenzio. È vivo. Una goccia di silenzio. I miei orecchi penetrano dentro di essa. Sono dentro di essa. La goccia diventa universo. Un cosmo che comincia a risuonare. Questo è il cosmo. In primo luogo il lago. Un ritmico gorgogliare. Una nota bassa, un po’ gorgogliante, e due più alte: ‘ciac’, ‘ciac’. Un ritmo a tre. Come se il lago ballasse un valzer. Non è una danza gioiosa. È lenta, piena di abbandono, tranquilla. Appendendosi al collo di qualcuno. Al collo di chi? Mi chiedo. Al collo cocente, grosso, taurino dell’estate.

Prima che noi facciamo musica, è la musica che fa noi... La struttura profonda della musica è identica alla struttura profonda di tutte le cose.
George Leonarpp

Quale spazio chiamiamo tempo? 

Non imparate la verità sull'essenza del tempo perché pensate che il tempo sia solo una cosa che passa.
Bassui Zenji

Il tentativo di vivere secondo l’idea che le parti (in cui scomponiamo il mondo) siano veramente separate fra loro è il principale responsabile delle crisi estremamente minacciose che ci troviamo a fronteggiare sempre più spesso. Questo modo di vivere, come si sa, ci ha regalato l’inquinamento ambientale, la distruzione dell’equilibrio naturale, la sovrappopolazione, il caos economico e politico che regna in tutto il mondo...
David Bohm

Il déjà vu della coscienza.

Il mondo non ti contiene, il mondo sei tu...
Angelus Silesius

Tutto è uno’ è un sapere antichissimo dell’umanità. Solo singoli esseri umani, e anche singole civiltà, lo possono perdere. L’umanità nella sua totalità lo conserva: non lo può perdere, perché lo sanno i suoi geni. Perciò non è indispensabile che lo sappiano le sue teste. Per tutti noi questo sapere lo hanno conservato gli indiani, i maestri zen e i sufi, i maghi messicani e gli stregoni africani, i sacerdoti dei villaggi balinesi e i monaci tibetani, gli sciamani e i guaritori di tutte le culture. Ma fra quelle popolazioni non sono solo i santi, i monaci, i guru e i sacerdoti a saperlo: ogni persona, anche la più povera e più ignorante, lo sa, lo vive e lo sente. [...] Anche noi lo sappiamo. [...] È un ‘archetipo’, inciso profondamente dentro tutti noi: tutto è uno.

Tutto converge nell'ascolto. 

All'origine di tutti gli apparecchi musicali della nostra cultura c’è il monocordo dei pitagorici. Ma questi non avrebbero saputo dire se il monocordo fosse un apparecchio fatto per la fisica o per l’arte. Non avrebbero neppure potuto rispondere, come l’uomo moderno: per entrambe. Semplicemente non sarebbero riusciti a comprendere come si possano separare la fisica e la musica. 

Stirb und werde.
(Muori e diventa)
Goethe

Tutto quello che è accaduto nel corso dell’evoluzione sonnecchia nei nostri geni. Evoluzione non significa che la specie precedente sostituisce completamente quella precedente, ma che tutte le specie che precedono trapassano e rimangono conservate in tutte quelle che seguono. Niente va perduto. 

sabato 10 novembre 2018

Parole che amo: coltivare.

Coltivare, dal latino colere che a sua volta si rifà al sanscrito “muovere innanzi (l’aratro)”. Da questo significato più terreno si è passati ad altri più alti, e allora coltivare sì è arricchito del significato di “attendere con premura, rispettare, venerare”, ma anche “abitare” e “muoversi, incedere, camminare”.

Anche per coltivare le idee, le passioni, ci vuole il pollice verde, ovvero l’attitudine a saperli fare fiorire, a “sentire, interagire, parlare, scambiare” con queste piante speciali.

In questo momento nel mio giardino voglio coltivare una piantagione di fiducia; questa pianta così preziosa e così delicata, che può mettere radici e fiorire soltanto se concimata con l’amore.





Ti va di salire a vedere la mia collezione di porte chiuse e portoni aperti?

Insegnami a volare, insegnami a volere, insegnami a valere.

- E tu che talento hai?
- So volare e so insegnare a volare.





martedì 6 novembre 2018

Noi che questa città la giriamo a piedi ci riconosci subito. Siamo quattro gatte, che qua si prende l’auto anche per fare mezzo metro.
Ci riconosci subito, abbiamo scarpe comode, gambe affusolate, passo svelto, spesso vestitini svolazzanti, a volte le cuffie nelle orecchie, e una nuvolosa di pensieri ingarbugliati che ci accompagna sempre, ogni tanto ci casca un pensiero per strada, più spesso ne raccogliamo altri mille nel tragitto.
E mentre sgambettiamo per andare a lavoro, o a casa, o fare la spesa o chissà quale servizio, in realtà con la fantasia andiamo verso mete misteriose, verso incontri inaspettati, verso qualsiasi cosa abbia voglia di stupirci. 
Ogni tanto ci incontriamo, ci sorridiamo, ci scambiamo le rotte, e le nostre nuvole di pensieri si intrecciano e si mescolano tra di loro, lasciamo qualche nostro pensiero e ne prendiamo di nuovi, Oh guarda che bello, a questo non ci avevo mai pensato!Maddài, anche tu stavi pensando proprio a quella cosa?
E via, a proseguire per la nostra meta, assorte e contorte, tristi o sorridenti, e una nuvola di pensieri sempre pronta a piovere non si sa bene dove.
Ma che ne potete sapere voi che prendete sempre la macchina?

Parole che amo: provare

Dal latino probo (buono, abile). Riconoscere qualcosa per buono, stabilire la verità di una cosa.