Parole che amo: rivale, dal latino rivalem, che dimora sulla riva del fiume, luogo dove anticamente nascevano spesso e volentieri contenziosi per l’utilizzo delle acque, in seguito ampiò il significato ai contendenti di qualsiasi disputa.
Mi piace perché è una parola cavalleresca, che involontariamente colorisce di una certa importanza il proprio concorrente: ri_vale
https://www.etimo.it/?term=rivale
martedì 23 ottobre 2018
Dato al mondo di Lorenzo Braina.
Citazioni dal libro.
I bambini sono senza passato ed è questo tutto il mistero dell’innocenza magica de loro sorriso.
Milan Kundera
Non conta la quantità del tempo, ma la qualità. [...] Aggiungerei che sotto una certa quantità non può esserci qualità.
La cura non è un pensiero: è anzitutto un atto.
Credo che per educare oggi occorra cercare nuovi squilibri (e ribadisco squilibri).
Il fatto è che nascere è sempre entrare in una storia che ci ha preceduto e aprirne una completamente nuova per tutti quelli che già c’erano, perché dopo il nostro arrivo nulla sarà più lo stesso. In questo senso credo che nascere, che tu nasca per primo o per ultimo, che rimanga figlio unico o ultimo della serie, sia come arrivare a un pranzo della domenica in ritardo, quando tutti sono già seduti a tavola e stanno già mangiando, o sono in procinto di farlo. Insomma, nascere è domandare a chi ti accoglie quale sia il tuo posto a tavola, dando forse per scontato che ce ne sia uno, il che equivale a porre alcune domande precise:
In quale storia di famiglia mi accogli?
Quale eredità (di relazioni, di tradizioni, di valori) mi spetta?
E con quale potere mi accompagnerai nella mia eredità e nel mondo?
giovedì 18 ottobre 2018
“Non c’è niente di più pericoloso di uno scrittore di cui hai ferito i sentimenti”.
Dal film "The wife. Vivere nell'ombra", di Björn Runge.
Bel film sulle perverse e forse inevitabili dinamiche della vita di coppia.
martedì 16 ottobre 2018
lunedì 15 ottobre 2018
venerdì 12 ottobre 2018
Parole che amo: Fama e Fato
“Fama (dal latino fari che significa parlare), personificazione della voce pubblica nella mitologia romana, era una divinità allegorica.
La si immaginava come un mostro alato gigantesco capace di spostarsi con grande velocità, coperto di piume sotto le quali si aprivano tantissimi occhi per vedere; per ascoltare, usava un numero iperbolico di orecchie e diffondeva le voci facendo risuonare infinite bocche nelle quali si agitavano altrettante lingue.
Questo mostro alato rappresentava allegoricamente le dicerie che nascono, si diffondono, acquistano credibilità, non fanno distinzione tra vero e falso, amplificano e distorcono a piacimento i fatti”.
Andrew Sean Greer - La storia di un matrimonio
Citazioni dal libro.
Crediamo tutti di conoscere la persona che amiamo. Nostro marito, nostra moglie. E li conosciamo davvero, anzi a volte siamo loro: a una festa, divisi in mezzo alla gente, ci troviamo a esprimere le loro opinioni, i loro gusti in fatto di libri e di cucina, a raccontare episodi che non sono nostri, ma loro. […]
Crediamo di conoscerli, di amarli. Ma ciò che amiamo si rivela una traduzione scadente da una lingua che conosciamo appena. Risalire all'originale è impossibile. E pur avendo visto tutto quello che c'era da vedere, che cosa abbiamo capito?
Una mattina ci svegliamo. Accanto a noi, nel letto, il corpo familiare che dorme: uno straniero di tipo nuovo.
[…]
Crediamo tutti di conoscere la persona che amiamo, e anche se non dovremmo stupirci quando scopriamo che non è vero, ci si spezza il cuore lo stesso. È la scoperta più difficile, non tanto sull'altro, quanto su noi stessi. Vedere che la nostra vista è una nostra invenzione; l’abbiamo scritta noi, e ci abbiamo creduto.
Allora vedevo il matrimonio come la doccia di un albergo: l’acqua scende alla temperatura giusta, ma poi dall'altra parte del muro qualcuno apre il rubinetto e ti trafigge l’acqua gelata, allora la regoli e senti uno strillo di dolore, e così via finché non si raggiunge un tiepido compromesso.
Mi comportavo come un’infermiera che scopra, alla fine del turno, che durante la notte le sono scappati i pazienti. Ora a chi salverà la vita? A sé stessa?
Che vuoto non avere più segreti: ti scuoti e non fai nessun rumore. Sei senza scheletro come un anemone di mare.
Chissà se l’amore, come una perla, si forma sempre intorno ai resti induriti di vita.
Non si può stare ad aspettare che la gente capisca sé stessa: si aspetterebbe per sempre. Metà della vita è sapere cosa vuoi.
Come ho fatto a sbagliarmi fino a questo punto?
Strano come il passato torni con abiti diversi, fingendo di essere uno sconosciuto.
Promemoria per me stessa e per chiunque lo possa trovare utile.
Scegliere di esserci. Ovvero prendere atto che la vita è un gioco. Trasformare la vita da gioco di potere a gioco d’amore. Ricordare sempre che l’amore va agito prima di tutto verso se stessi. Amare l’altro sarà una conseguenza semplice e inevitabile.
venerdì 5 ottobre 2018
Parole che amo: complice.
Che deriva da complicato (piegato con).
Perché essere un buon complice non è mica una cosa semplice!
A proposito di semplice...
mercoledì 3 ottobre 2018
Parole che amo: oblativo.
Dal latino oblatus, participio passato del verbo offerre, offrire.
A dire il vero fino a qualche tempo fa non conoscevo questa parola, finché un’amica non mi ha chiesto cosa ne pensassi. Allora la sono andata a cercare e ho scoperto che è un termine tecnico per lo più in ambito giuridico, religioso e psicologico. In generale non mi amo per niente le parole dei gerghi tecnici, le trovo snob ed escludenti, però ho scoperto che oblativo è il nome “buono” di un sentimento molto in voga (almeno sulla carta!) tra chi si occupa di crescita personale e affini: l’amore incondizionato.
Per contro l’amore “condizionato” viene definito captativo. Ecco un interessante articolo sulle differenze.
lunedì 1 ottobre 2018
ॐ क्रीं कालिकायै नमः
Om Kring Kalikaye Namah
Il nome della dea Kālī deriva dalla parola tempo (kāla), e non dalla parola nera o oscura (kṛṣṇa).
Kālī non è la dea della rabbia. E tu non stai la "incanalando" o "incarnando" solo perché sei arrabbiata. Caso mai, la canalizzi sempre, anche quando non sei arrabbiata. O meglio, lei ti sta canalizzando.
Kālī rappresenta il potere, la saggezza e l'amore diretti di Śiva. Lei è il potere della meditazione. È descritta come un'oscurità luminosa perché è a questo che il mondo interiore assomiglia quando mediti.
Kālī distrugge tutto, perché il tempo distrugge tutto, compresa la costruzione del sé e l’esistenza stessa. È spaventoso? Certo che lo è. Perché pensi che continuiamo a evitare la pratica della meditazione?
Nella mitologia, prima uccide i cattivi (le credenze dannose). Poi uccide i buoni (le credenze buone). Infine, taglia anche la sua stessa testa (Chinnamasta Kali) perché nemmeno lei esiste. Nulla è risparmiato dalla sua "ira" (ma è davvero ira?). Perché nient'altro che l'amato Śiva - l'Unità suprema - è reale.
Questa qui è la vera liberazione. Non solo la libertà da ciò che è nocivo per i nostri corpi umani di mammiferi, ma la libertà da ogni pensiero, concetto e autocostruzione che esiste per separarci dal campo dell'Essere stesso. Dal dolore della separazione stessa. Lei è il veicolo della pura unione mistica, dove rimane solo Dio.
Sono pronta a “uccidere” oltre il male anche il bene? E anche me stessa? E sono pronta a nutrite me e gli altri (bevendo quel sangue) con questa nuova è spaventosa libertà? E soprattutto, posso capire veramente che cosa questo significa?
(Traduzione libera e parziale dall’originale).
Commento di Devika Camedda:
Ci sto dentro al 100%
Kali è la madre più amorevole, perché lei, il tempo, consola e cura ogni ferita.
Le teste che taglia sono l’illusione e l’ignoranza della identificazione!
A tutti piace Shiva che brucia e trasforma i “difetti”, ma la vera trasformazione arriva quando si rinuncia a tutto di se, persino le convinzioni più sane e radicate, nè i miei pregi.
E infine, zac! tagliata la testa anche ai buoni.
Io non sono ciò in cui credo.
E taglia!
Io sono.
E taglia!
Essere.
E taglia la sua stessa testa!
E resta solo Coscienza...esistenza e gioia!
Jay mata Kali, Kali Kali maha mata, namo Kalike namo namah
❤️❤️❤️
Amichevole come una constatazione.
Ti va di salire a vedere la mia collezione di constatazioni amichevoli?
Così tante domande. Così poche risposte.
E a volte, viceversa, così tante risposte e così poche domande!
Quando ero piccola disegnavo tutti con i capelli al vento.
Il vento porta via i pensieri. I capelli al vento rendono più facile lo scivolare via dei pensieri.
E se ogni tanto il vento ti ingarbuglia i capelli e i pensieri rimangono incastrati, è perché hai i capelli controvento!
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